Ferrara è stata un laboratorio di sperimentazione della videoarte di rilievo internazionale e questo tra gli anni Settanta e i primi anni Novanta del Novecento. Il Centro Video Arte, diretto da Lola Bonora con la collaborazione di Carlo Ansaloni e l’assistenza tecnica di Giovanni Grandi, ha prodotto le sperimentazioni di artisti della statura di Fabrizio Plessi, Christina Kubisch, Angela Ricci Lucchi, Yervant Gianikian o Marina Abramovič che facevano i loro primi passi con i mezzi elettronici. Il corpus di opere giunto a noi è una preziosa testimonianza delle pratiche artistiche pionieristiche sviluppatesi in quegli anni attraverso il linguaggio video, all’intersezione tra Arte concettuale, Body art, Performance art, Land art. Questo patrimonio affascinante quanto fragile è però minacciato da un rischio di dissolvimento che grava su tutta la produzione in videotape, dovuto alle alterazioni strutturali del supporto analogico, all’obsolescenza delle piattaforme tecnologiche che ne permettono la riproduzione, ma anche alle profonde trasformazioni delle modalità di visione. Per recuperare e riportare in vita questo straordinario “archivio” di memoria artistica e storica, le Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara hanno avviato un progetto di preservazione e restauro che si giova della collaborazione con uno dei centri di riferimento internazionale in quest’ambito, i laboratori La Camera Ottica e CREA del DAMS di Gorizia – Università di Udine, sotto la supervisione della professoressa Cosetta G. Saba. Nel 2013 ha preso il via una vasta campagna conservativa, che prevede l’archiviazione, la migrazione digitale, lo studio e la video-preservazione del vasto corpus di videotape del Centro Video Arte, secondo un protocollo adottato dai laboratori di Gorizia. A dare un contributo fondamentale a questa iniziativa è stato il generoso sostegno della Fondazione Pianori che ha finanziato un ampio intervento nell’ambito del suo impegno nell’incremento e nella salvaguardia del patrimonio artistico e culturale di Ferrara, in particolare delle collezioni civiche d’arte moderna. L’esposizione Videoarte a Palazzo dei Diamanti. 1973/1979, dal 26 settembre e al 18 ottobre. Reenactment, organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dalle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara, intende presentare i primi esiti di questo lavoro d’equipe, riconsegnando al pubblico una selezione di opere video degli anni Settanta. A questo fine si è scelto di ri-allestire la parte iniziale della mostra Videoarte a Palazzo dei Diamanti. 1973/1979 a cura di Janus e ospitata nel Foyer della Camera di Commercio di Torino nell’aprile del 1980, che ha costituito uno snodo particolarmente significativo nella storia della videoarte, non solo perché offriva un primo bilancio delle ricerche d’avanguardia prodotte dal Centro, ma più in generale perché faceva emergere la riflessione sulla natura del video, sulle sue culture, sul suo immaginario, sulla sua estetica, nel momento in cui la posta in gioco era il nesso arte/società e, conseguentemente, la definizione di un nuovo statuto dell’opera d’arte. La mostra sarà allestita nelle sale Benvenuto Tisi da Garofalo di Palazzo dei Diamanti, che sono state uno dei teatri delle multiformi iniziative del Centro, e si focalizzerà sulle 19 opere monocanale che figuravano nella sezione “videoarte” della mostra torinese, ossia sui videotape nati dalla sperimentazione creativa sulle possibilità espressive del segnale elettronico e messi in onda su un singolo monitor. Ad aprire la mostra sarà uno dei primi videotape di Fabrizio Plessi, Travel (1974), un viaggio nell’immaginazione poetica e proteiforme dell’artista, nutrita di suggestioni dall’elemento acquatico e dal contesto veneziano, che si rispecchiano nella fluida densità dell’immagine elettronica. Il percorso presenterà poi alcune delle opere più significative prodotte dal Centro Video Arte negli anni Settanta, tra cui Filo d’Arianna di Claudio Cintoli (1974), Stille Nacht di Christina Kubisch (1975) o Trace of Shadow di Giuliano Giuman (1976), nelle quali gli artisti fanno leva sull’ironia tipica dell’arte concettuale e la presa diretta che caratterizza le arti performative, mettendo alla prova la natura intermediale del video tra musica, arti visive e teatro.Una sala della mostra si concentrerà poi su due opere di Ricci Lucchi-Gianikian, Viaggio di La Rose ed Essence (1975). La celebre coppia, in questa fase iniziale della ricerca comune, avvia la propria riflessione sulla memoria attraverso l’espediente del catalogo degli “oggetti trovati”, manufatti carichi di suggestioni come i giocattoli, mettendo in gioco un complesso sistema di relazioni tra immagine, ricordo e odorato. Su queste cruciali “opere prime” si è andati oltre la video-preservazione, attuando un intervento di restauro in collaborazione con gli artisti che mira a restituire il valore espressivo dell’opera senza comprometterne la storicità.