Una archeologa e una esperta di storia della Farmacia insieme per andare alla radice di leggende, storie, tradizioni. Per dare un preciso senso a ciò che sembra favola, riconducendo alla scienza ciò che si ritiene puro frutto della fantasia popolare. Per scoprire che se veramente la Principessa avesse baciato il rospo, il bufonide le sarebbe effettivamente apparso come un aitante, giovane cavaliere. In questa mostra, congiuntamente proposta dal Polo Museale del Veneto – Museo Nazionale Atestino, dall’Università di Ferrara e dalla città di Este, veleni, pozioni, medicamenti vengono indagati lungo il loro più volte millenario stratificarsi. Dal 19 ottobre al 2 febbraio 2020, i visitatori che ad Este raggiungeranno il Museo Nazionale Atestino, scopriranno così che già nel Paleolitico, migliaia di anni fa, gli uomini sapevano cercare sostanze utili alla migliore sopravvivenza. Vengono sperimentate e tramandate sostanze che fanno bene e altre che fanno male. Dobbiamo giungere a Paracelso, quindi al primo ‘500, per definire il concetto del dosaggio, elemento che può fare di un farmaco un veleno o viceversa. E non è un caso se ancora oggi il simbolo dei farmacisti sia il caduceo, bastone alato con due serpenti che rappresentano l’uno la dose terapeutica, il secondo quella tossica, il veleno. La mostra è una miniera di scoperte e curiosità. Si scopre ad esempio che il vasto uso di ocra nel Paleolitico dipendeva anche dalle proprietà antisettiche di quel materiale. Veniamo a conoscere come già dal Paleolitico ci si curasse il mal di denti con la propoli. Risalgono al Neolitico le prime evidenze dell’uso dell’oppio nell’Europa continentale.
Nell’ambito dei prodotti salutistici l’interesse scientifico, alla ricerca di nuovi rimedi sia in campo farmacologico che cosmetico, si è lentamente spostato dal regno vegetale verso quello animale con una crescente attenzione verso veleni e tossine, in particolar modo di insetti, rettili e anfibi. Lo studio di veleni di fonte animale, vegetale e minerale può parallelamente spiegare scientificamente la nascita di miti e leggende. Dai metallurghi dell’antichità, sottoposti ai fumi velenosi emessi dalla fusione e forse per questo deformi o ipovedenti, al mito di Medusa, alle streghe di età medievale-moderna, che si alimentavano di farine di graminacee infestate da Segale cornuta, Claviceps purpurea, un fungo ricco di alcaloidi con effetti allucinogeni (l’acido lisergico è precursore dell’LSD). Intossicazioni scambiate per possessioni demoniache.
Grandi storie di cure, ma anche di delitti: fu la digitale, che ha dato vita in tempi moderni a farmaci del cuore, ad essere fatale nel 1329 a Cangrande della Scala (delitto volontario o errore nell’assunzione di una sostanza tossica?). Nelle vetrine, accanto a rarissimi reperti archeologici, trovano spazio confezioni storiche di veleni e farmaci; importanti dipinti con immagini di magie si affiancano ad affiches storiche che pubblicizzano portentosi unguenti e medicamenti. Altresì rare edizioni e manoscritti che trattano di una varietà di argomenti strettamente connessi: dalla magia, vista da diversi profili, alla dottrina esoterica, ermetica e alchemica occidentale, alle streghe “lamiae” temute artefici di pozioni magiche e, al contempo, vittime della superstizione e delle persecuzioni dell’inquisizione che si avvaleva di compendi e manuali repressivi anch’essi esposti in mostra. Di particolare rilievo la sezione con materiali provenienti dal Giappone che raccontano, in ottica diversa, una storia comunque analoga. “Nostro obiettivo – ribadiscono le curatrici – è proporre al pubblico prospettive ed approcci diversi all’affascinante mondo dei veleni e della storia della farmacopea, in riferimento alle varie epoche storiche, dall’antichità, lungo il medioevo e il rinascimento fino all’età odierna, ricostruendo il percorso di questo fondamentale aspetto della vita sociale attraverso le fonti scritte, la arti visive, fonti classiche e letteratura moderna, proponendo in mostra oggetti e riferimenti demoetnoantropologici che si legano strettamente alla storia del nostro quotidiano”. “E’ un onore presentare questa prestigiosa esposizione dedicata a veleni e pozioni magiche – dichiara il sindaco di Este, Roberta Gallana -. Il fecondo sodalizio tra Comune e Museo, che si nutre di innumerevoli occasioni di collaborazione durante l’anno nell’organizzazione di svariati appuntamenti culturali, consente ora di presentare al pubblico una mostra interdisciplinare, scientifica, avvincente e curiosa. Una mostra che, ci auguriamo, porterà Este alla ribalta nazionale, per l’organizzazione della quale abbiamo coinvolto le associazioni culturali della città. Ringrazio il Consiglio Regionale del Veneto per aver ospitato la conferenza stampa di oggi e un sentito ringraziamento al Mibac, all’Università di Ferrara, alla Regione Veneto e alla Fondazione Cariparo”.
Sottolinea il presidente della VI Commissione consiliare, Alberto Villanova: “E’ un piacere poter ospitare la conferenza stampa di presentazione di una mostra così particolare in Consiglio Regionale. Sono convinto che la chiave di lettura data agli avvenimenti storici da “Veleni e Magiche pozioni” creerà grande curiosità nel pubblico e sarà la chiave per garantire il successo di questa manifestazione”. Aggiunge il consigliere regionale Luciano Sandonà: “Alle numerose attività collaterali proposte dal Museo Atestino insieme alla Città di Este, si aggiunge una mostra che non mancherà di incuriosire ed entusiasmare i visitatori; i quali, oltre alla storia di veleni e pozioni magiche, potranno scoprire il prezioso giacimento di reperti preromani e romani di Este e del suo territorio, conservati in uno dei musei più importanti della provincia di Padova e del Veneto”.
“Veleni e magiche pozioni. Grandi storie di cure e delitti” ha il patrovjnio della Regione Veneto e da enti pubblici,istituzioni culturali e di ricerca. press: sudio Esseci, 049.663499 gestione1@studioesseci.net .Comune di Este, Cristina Rosa 0429.617544 c.rosa@comune.este.pd.it (foto/logo Esseci).
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