Negli spazi Bomben di Treviso, dal 17 novembre a domenica 14 gennaio 2018, la mostra Lotterie, lotto, slot machines. L’azzardo del sorteggio: storia dei giochi di fortuna. Organizzata dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche e curata da Gherardo Ortalli – storico, docente emerito dell’Università di Ca’ Foscari, responsabile scientifico del settore di studi e ricerche che la Fondazione dedica alla storia del gioco –, con la collaborazione internazionale di altri studiosi, l’esposizione analizza in modo coinvolgente un fenomeno che incide nella vita delle persone e delle società. “Il giocare è una necessità innata e fondamentale del vivere, come del resto dimostra la spontaneità del gioco e il suo ruolo formativo fin dalla prima infanzia”, ha spiegato Ortalli. “In effetti il giocare pervade ogni aspetto e momento di vita delle società e della loro storia. Ingenuità e complessità del gioco sono elementi che si mescolano in molti modi e una sua espressione particolare, da seguire con attenzione per le sue ricadute sociali, è il combinarsi del gioco col denaro, la puntata, la sorte, la scommessa. In sostanza, il gioco d’azzardo è un aspetto che accompagna la vita delle società da sempre, sia pure in forme diverse e più o meno regolate.
D’altra parte è indubbia la pericolosità del gioco d’azzardo per le ricadute pesanti che può avere quando si pratica fuori controllo con forti rischi personali e sociali. L’attualità della ludopatia (la malattia del gioco di denaro) è la prova dei problemi che possono nascere con pesanti conseguenze. Non si deve tuttavia pensare che il problema dell’azzardo sia cosa di oggi. L’invenzione dei dadi come gioco di sorte veniva fatta risalire dalla cultura classica al tempo della guerra di Troia”. “Da sempre si è cercato di tenere sotto controllo le pratiche dell’azzardo. Gli stati sono intervenuti nei modi più diversi e i metodi attuali, con i poteri pubblici impegnati ad amministrare e controllare le pratiche del gioco di denaro, iniziano nell’Europa del medioevo e durano nei loro presupposti fino a oggi. Ovviamente il gioco di sorte che è alla base del più pericoloso azzardo può esprimersi in molti modi assolutamente non pericolosi e anzi socialmente utili. La tombola natalizia non è certamente un rischio per le comunità, ma il bingo ha avuto bisogno di una normativa, non soltanto fiscale. La lotteria del patronato non è certamente paragonabile alle grandi lotterie statali che mettono in palio milioni, il meccanismo però è lo stesso e questa mostra intende mettere in luce per campioni, con l’esposizione di selezionate testimonianze, come si siano sviluppate le pratiche e come abbia operato il controllo pubblico (e in Italia in particolare) nello sforzo di regolare il gioco di fortuna. Questo ha significato anche vedere come le pubbliche finanze abbiano da sempre ricavato un utile finanziario dal controllo, dalla concessione o dal divieto del gioco. Gli aspetti del problema sono molti. Si pensi, per esempio, a come le quote di denaro che gli organismi pubblici trattengono sulle concessioni e le somme che vengono puntate siano l’unica tassa che il contribuente paga spontaneamente. Le entrate diventano introiti fondamentali sia per i momenti più difficili (per esempio le lotterie in tempi di guerra e patriottiche), ma anche per imprese di pubblico interesse, come nel caso, per esempio, degli introiti del lotto che nella Roma pontificia sono serviti dal Settecento per la bonifica delle Paludi Pontine o per la Fontana di Trevi o per il Palazzo della Consulta (oggi sede della Corte Costituzionale)”. Questa grande storia sociale è l’oggetto di una mostra ricca di stimoli, suggestioni, testimonianze, che vuole presentare in modo facile e gradevole la complessità di un fenomeno sempre di straordinario rilievo nella vita delle società e oggi accentuato dagli strumenti attuali del possibile azzardo: dalle lotterie istantanee a quelle via internet, dal gratta e vinci alla roulette televisiva – moderni eredi delle puntate su chi doveva essere eletto alla guida della città o alla funzione pontificia –, fino alla schedina del totocalcio (che oggi pare arcaica), e ad altre pratiche in continua evoluzione.
Importanti prestiti arriveranno da collezioni italiane e straniere. Dai Musei Civici di Treviso giunge la grandiosa Estrazione del gioco del lotto in piazza San Marco, capolavoro di Eugenio Bosa. Grazie alla collaborazione con il Polo Museale del Veneto Museo Nazionale Collezione Salce saranno esposti alcuni manifesti pubblicitari di inizio Novecento. Documenti e giochi antichi arriveranno dall’archivio della Lotteria Nazionale Belga di Bruxelles così come dalla Collezione Valvassori della Biblioteca Classense di Ravenna, dalla Collezione Alberto Milano, da quella del collezionista bolognese Silvio Berardi, e di studiosi come lo stesso Gherardo Ortalli, Alberto Fiorin e Manfred Zollinger, nonché dalla fabbrica di carte da gioco Dal Negro.”La Fondazione Benetton giunge a questa mostra”. ha sostenuto il direttore Marco Tamaro “con l’autorevolezza che le deriva da un trentennio di ricerche ad altissimo livello sulla storia del gioco. È dal 1987, ovvero dall’avvio dell’attività della Fondazione – che quest’anno celebra il proprio trentennale –, che sotto la guida del professor Gaetano Cozzi (1922-2001) e del professor Gherardo Ortalli, vengono condotte e pubblicate ricerche sulla storia del gioco. Sul tema la Fondazione pubblica anche “Ludica. Annali di storia e civiltà del gioco”, una delle più prestigiose riviste e collane scientifiche a livello internazionale”. Al progetto e all’organizzazione della mostra collaborano, in particolare,
Patrizia Boschiero (coordinamento) e Diana Gentili (gestione spazi espositivi. Per la cura dei contenuti collaborano Alberto Fiorin e, tra gli altri, Silvio Berardi, Thierry Depaulis, Susan Milano, Umberto Padovani, Daniela Poggiali, Manfred Zollinger, oltre ai vari enti prestatori. Allestimento espositivo e grafica: Peter Paul Eberle. Per info: Fondazione Benetton Studi Ricerche, 0422 5121, www.fbsr.it, silvia.cacco@fbsr.it, Studio Esseci, 049 663499, gestione2@studioesseci.net