Giampaolo Babetto, artista padovano di fama internazionale e creatore di gioielli (architetture da indossare) esposti in 42 musei del mondo e presenti nelle collezioni più raffinate, si confronta con il Sacro. Ha scelto di farlo nella monumentale Basilica palladiana dell’Abbazia dell’isola di San Giorgio Maggiore, a Venezia, patrimonio storico-artistico della città lagunare e luogo spiritualità.”Segno e luce” (14 gennaio – 3 aprile, a cura di Andrea Nante e Carmelo Grasso) è una mostra che nasce dalla sensibilità dell’artista e su invito dell’abate Stefano Visintin o.s.b. e dei monaci benedettini che da anni, nell’ambito delle attività culturali della Benedicti Claustra, ramo onlus della comunità monastica, accolgono installazioni e interventi di arte contemporanea dei più noti artisti internazionali (Anish Kapoor, John Pawson, Jaume Plensa, Michelangelo Pistoletto, Sean Scully, Not Vital).Nello splendido scenario del Coro Maggiore, realizzato dall’artista fiammingo Albert van den Brulle nel 1598, con il progetto Rivelazioni in Coro, i monaci focalizzano l’attenzione sulla preziosa relazione tra l’arte contemporanea e i luoghi di culto. Ne scaturisce un fecondo dialogo sul tema delle arti pensate da sempre in funzione della Gloria Dei.Per l’edizione 2022, sul badalone del Coro Maggiore, il maestro di Arqua’ presenta un’opera inedita che richiama con grande maestria alla genealogia di Gesù a partire da Jesse.Il percorso espositivo anche mella maestosa Sagrestia.“Con questo progetto gli spazi sacri della Basilica si aprono a nuove sperimentazioni artistiche che, sulla scia di una tradizione secolare, da sempre hanno contraddistinto la vita liturgica della comunità benedettina. Non semplici oggetti ma espressioni che associate a gesti, trasmettono messaggi dal significato profondo e fanno vivere l’esperienza e l’incontro con il trascendente e l’immanente”, ha detto il direttore e curatore istituzionale della Benedicti Claustra onlus, Carmelo Grasso. “La preziosità dei materiali, le geometrie delle forme di Babetto ben si legano a questo percorso, richiamando uno sguardo non più di sacralizzazione dell’oggetto ma di sacralizzazione della vita”, ha commentato Andrea Nante, storico dell’arte e Direttore del Museo Diocesano di Padova. “Una notevole selezione di opere di produzione grafica e metallica consentono di seguire la riflessione spirituale dell’artista padovano e di restituire il suo fertile rapporto con la materia che si piega grazie al calore e all’uso dei suoi strumenti. Sono presenti le creazioni di ultima produzione, quelle in cui la trasparenza del vetro e del cristallo permettono di riflettere e far propria la luce da cui prendono forma”.
Giampaolo Babetto, (Padova, 1947), giunge a questa monografica in un momento felice della sua carriera, che lo vede riconosciuto a livello internazionale per le sue creazioni orafe (protagoniste di un numero superiore al centinaio di monografiche proposte da musei e istituzioni di almeno 3 continenti). Con Il tema del Sacro l‘artista si è già confrontato quasi in punta di piedi e solo per sedi o committenze di notevole livello. Tra le creazioni destinate all’uso liturgico, il reliquiario del Sacro Cingolo della Madonna del Duomo di Prato, l’ostensorio della chiesa di Saint Michael (Monaco di Baviera), i candelabri e il calice per Saint Martin-in-the-Fields (Londra) che bene esprimono insieme la poetica dell’artista, il senso del sacro e la funzione liturgica. Per l’Abbazia di San Giorgio Maggiore, il maestro Babetto sta lavorando alla realizzazione di un prezioso reliquiario in onore di San Cosma, monaco eremita di Candia.” (text e ph Esseci)
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