In concomitanza con la 57/ma Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia e a un anno dalla scomparsa, la mostra ideata e promossa dalla Galleria d’Arte Maggiore G.A.M. per gli spazi di Art Warehouse Zattere vuole rendere omaggio a Pirro Cuniberti, una delle grandi figure dell’arte italiana, imponente ma discreta, capace di far proprie le suggestioni di respiro europeo per proporre un lavoro che si muove con orginalità nel mondo della pittura, o meglio del disegno. La mostra (11 maggio – 30 settembre), a cura di Francesco Poli, intende seguire la scelta operata dall’artista di abbandonare la tela per dedicarsi esclusivamente alla realizzazione di lavori su carta, prediligendo la piccola dimensione. In mostra una selezione di lavori realizzati su fogli del medesimo formato, il classico A4, che si trasformano così nelle tessere di un mosaico con cui ricomporre il pensiero e il linguaggio visivo inconfondibile dell’artista. Il catalogo edito da Silvana Editoriale è arricchito da un contributo critico di Flaminio Gualdoni. E’ sulla superficie del foglio che Cuniberti sviluppa con leggerezza ed equilibri armonici, come è scritto in una nota, il suo alfabeto immaginario costituito dagli elementi base del linguaggio pittorico (il segno, la linea, il punto, ma anche lettere e numeri) con cui dar vita a paesaggi, nature morte e figure libere. Forme sospese a confine con il mondo dell’immaginazione e della memoria, storie che si snodano senza la costrizione di dover rispondere ad un ordine logico ma piuttosto apparizioni allusive, colte velocemente nel loro manifestarsi e fissate quindi per sempre sulla carta da tracce di grafite e ombre di colori. Ciò che emerge chiaramente dai lavori in mostra è l’ispirazione all’arte di Paul Klee, che Cuniberti potè ammirare proprio alla Biennale di Venezia nel 1948. “Quando ho visto Van Gogh sono quasi svenuto, ma poi ho visto i quadri di Paul Klee e i miei piedi non toccavano terra”. A partire dall’opera del grande maestro, Cuniberti ne traforma i tratti più geometrici in un linguaggio più fluido e in un universo aperto all’improvvisazione in cui rintracciare anche una sempre acuta ironia. Opere dai “segni duri, segni morbidi sfumati, segni che racchiudono forme nitide, segni che alludono, segni sgranati, segni da brivido…” come amava definirli l’artista stesso. L’idea della mostra è quindi quello di creare un tracciato che si gioca tutto all’interno di un “paese dei segni” lirico, ironico e magico, in cui l’artista si muove con passo leggero portando alla nostra attenzione di volta in volta un paesaggio dai toni fiabeschi, un mondo privato ed intimo, un percorso segreto che però diventa reale grazie alla sua pittura “esatta e allusiva” come la definì Francesco Arcangeli. Un ricerca inesauribile portata avanti da un artista “paziente come un archeologo, preciso come uno scienziato, oscuro e fantastico come un alchimista”. Pier Achille Cuniberti, detto Pirro, nasce a Padulle di Sala Bolognese il 10 settembre 1923 e muore a Bologna il5 marzo 2016. Dal 1945 al 1948 è allievo all’Accademia di Belle Arti di Giorgio Morandi e Giovanni Romagnoli. Diplomatosi nel 1948, in quello stesso anno visita per la prima volta la Biennale di Venezia, esperienza fondamentale per la sua carriera artistica. Nel 1949 segue il corso di Virgilio Guidi e realizza molti disegni, pastelli, tempere su carta, piccole tele a olio, ma di questa fase iniziale distruggerà tutto. Nel 1952 inizia ad utilizzare la penna a sfera con la quale realizza disegni, sulla carta da macchina, che approdano all’astrazione. Tra mostre personali e collettive, il suo lavoro viene esposto in importanti sedi istituzionali, come la Galleria d’Arte Moderna, Palazzo dei Diamanti, a Ferrara, il Musée d´Art Moderne de la Ville de Paris e il Centre George Pompidou a Parigi, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.