Al Museo Santa Caterina la Pinacoteca civica, una delle più antiche istituzioni culturali trevigiane, fondata nel 1851, riapre al pubblico. L’allestimento delle opere è nuovo e si articola negli spazi della “manica lunga”, dalla quale si aprono piccoli ambienti, in origine abitati dai frati. Un contesto di grande pregio architettonico, che permette di godere dell’arte in un ambiente carico di storia ma completamente rinnovato nelle modalità espositive. Il progetto museologico, curato da un gruppo di lavoro composto da Andrea Bellieni, Enrica Cozzi, Emilio Lippi, Maria Elisabetta Gerhardinger, Eugenio Manzato e Sergio Marinelli, è stato tradotto in termini museografici dal team di architetti Studiomas (Marco Rapposelli e Piero Puggina) che ha ridisegnato gli spazi, le luci, parte degli impianti e gli apparati didascalici. Il risultato finale è un percorso di grande suggestione, che coniuga l’impatto estetico con l’efficacia in termini di fruibilità da parte del pubblico. L’itinerario si sviluppa in senso cronologico e muove – in ideale raccordo con i famosi cicli pittorici presenti nella ex Chiesa (le Storie di S. Orsola di Tomaso da Modena e i tanti altri affreschi del Tre e Quattrocento) – dalle testimonianze medievali per giungere al Settecento, con una selezione di circa 150 opere che sottolineano la stretta interazione del Museo con il territorio, i collezionisti che l’hanno arricchito con doni, gli artisti che a Treviso hanno operato. Nelle prime sale ci sono i brani figurativi staccati a partire dal tardo Ottocento da case, palazzi e chiese successivamente distrutte: un suggestivo squarcio dell’antica urbs picta, la “città dipinta” che ancora in parte sopravvive. L’affresco con le Storie di Otinel costituisce un raro esempio di narrazione in pittura di un poema cavalleresco in lingua franco-veneta, che a Treviso aveva uno dei maggiori centri di produzione e diffusione in Italia. Il periodo del gotico internazionale è poi rappresentato da alcune selezionate opere di alta qualità, tra cui una Madonna col Bambino di Gentile da Fabriano, artista che operò anche nell’ex chiesa. Il visitatore ha quindi la possibilità di accedere alla galleria dei capolavori del Rinascimento, con opere di Dario da Treviso – iniziatore in città del nuovo stile ‘antico’ elaborato a Padova da Squarcione e Mantegna –, Cima da Conegliano, Giovanni Bellini, Pordenone, Lorenzo Lotto. Si prosegue con la sala dedicata ai capolavori del Manierismo: le grandi pale d’altare di Paris Bordon e Jacopo Bassano e la galleria dei ritratti, tra cui celebre è quello di Tiziano dedicato a Sperone Speroni. In un ambiente più raccolto – una vera novità che recupera opere finora collocate nei depositi – si espongono quadri e oggetti di vario tipo che documentano il gusto collezionistico delle “Wunderkammer”, gli studioli privati fatti per stupire e che spesso costituiscono i nuclei dei primi musei aperti al pubblico. Un’ampia antologia del patrimonio d’arte del Seicento e del Settecento completa il percorso, comprendente alcuni pezzi di recente restauro e finora mai esposti al pubblico e le opere di Francesco Guardi, Rosalba Carriera, Giovanni Marchiori, Giambattista e Giandomenico Tiepolo. Con questo riallestimento si completa la riorganizzazione del complesso di Santa Caterina, che valorizza la funzione museale dell’ex convento. Viene così recuperato alla piena fruizione un autentico gioiello, scrigno di capolavori finalmente offerti al pubblico e polo fondamentale del sistema museale cittadino, che nel Museo Luigi Bailo ha l’altra grande struttura, dedicata all’arte dell’Ottocento e del Novecento.