Dopo il Prado di Madrid, anche Venezia celebra Jheronimus Bosch, in occasione del cinquecentenario dalla morte; l’artista  è stato un enigmatico pittore vissuto tra il 1450 circa e il 1516; l’esposizione è a Palazzo Ducale ed è co-prodotta dalla Fondazione Musei Civici e dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia e patrocinata dall’Università di Verona. E’ stata inaugurata il 18 febbraio e resterà aperta fino al 4 giugno. Al centro del progetto veneziano sono i due trittici e le quattro tavole – Il martirio di santa Ontocommernis (Wilgefortis, Liberata), Tre santi eremiti e Paradiso e Inferno (Visioni dell’Aldilà) – di formato verticale, conservate alle Gallerie dell’Accademia, oggetto di un recente intervento di restauro che non solo ha consentito una migliore leggibilità delle opere ma ha anche portato, come è detto in una nota dei promotori dell’evento culturale, alla luce una serie di indizi nuovi, considerati fondamentali dagli esperti, per riguardare e ripensare le origini, il significato, ma anche l’impatto di queste opere sull’arte italiana. Il rapporto tra Jheronimus Bosch e Venezia risulta  un capitolo chiave nel percorso artistico del grande pittore fiammingo, i cui punti interrogativi vengono appunto tematizzati dalla mostra e ripresi nel catalogo. “I ringraziamenti per questa mostra – ha detto il sindaco Brugnaro – vanno non solo a tutte le persone che hanno collaborato all’organizzazione, ma anche ai veneziani. Queste opere straordinarie appartengono alla città di Venezia, sono nate per restare a Palazzo Ducale, la cui atmosfera costituisce il contesto ideale per le creazioni di Bosch. Non so se sarà possibile, ma chiederò al ministro Dario Franceschini che le opere al centro della mostra, attualmente conservate nelle Gallerie dell’Accademia, restino a Palazzo Ducale”. Anche la tecnologia contribuirà a rendere la visita ancora più emozionante: grazie ad una app con realtà aumentata e virtuale il visitatore, indossando gli Oculus, potrà “entrare” virtualmente nell’opera, esplorando gli anfratti dell’Inferno o immergendosi nelle luci del Paradiso. Curatore della mostra è Bernard Aikem.

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