“Venice Secrets, crimini e giustizia” è il titolo di una mostra al museo creato nell’edificio gotico del Cinquecento di Palazzo Zaguri; in 36 stanze – dal 31 marzo e fino al primo maggio – sono esposti reperti, strumenti di morte e tortura, atti giudiziari che mostrano come era gestita la giustizia ai tempi della Serenissima. In questo contesto ci sono ricostruzioni di abiti d’epoca (ad esempio, l’abito del frate domenicano dell’Atelier Nicolao), corpi veri plastinati, versi danteschi. Ad accogliere il visitatore pure le storie di personaggi come Giacomo Casanova, Lorenzo Da Ponte, Veronica Franco, Giordano Bruno ed un vestito di Luigi XVI. I “pezzi” in esposizione provengono da collezioni private, tra cui il Museo di arte criminologica. Il percorso presenta anche una gabbia, con tanto di copia di scheletro all’interno (foto): vuole essere una testimonianza-ricostruzione della storia di un prete accusato di aver bestemmiato in una osteria e per questo condannato ad essere rinchiuso per 10 giorni in una “cheba” (gabbia in dialetto) che venne inchiodata al campanile di San Marco, a pubblico esempio. “Non è una mostra cruenta ma scientifica”, ha spiegato il curatore e storico Davide Busato. “Abbiamo collaborato con l’Archivio di Stato di Venezia e con molte istituzioni». Nell’elenco delle collaborazioni, la Biblioteca isontina, la Fondazione Querini Stampalia, i Musei Civici di Venezia, la Fondazione Cariplo di Milano, i francesi Musée Carnevalet e Bonnat-Helleu e il tedesco Nürnberg Stadtarchiv. Ad organizzare la “Venice Secrets”, la società Venice Exhibition, nota per la mostra sui faraoni a Jesolo. Dal 2 aprile, palazzo Zaguri apre la mostra su Casanova e, al piano nobile, un’esposizione di Real Bodies che pone in risalto i mutamenti fisici di alcune professioni della laguna: i polmoni dei vetrai di Murano e le posture dei gondolieri.