In mostra, dall’11 settembre al 7 gennaio 2017, nelle Stanze del Vetro (progetto di Fondazioni Cini e Pentagram Stiftung) sull’isola veneziana di San Giorgio Maggiore. Si tratta di elegantissimi capolavori di Vittorio Zecchin, l’artista di Murano che negli anni ’20 riuscì a reinterpretare la classicità con lo scopo di rilanciare e modernizzare la plurisecolare produzione della famosa isola del vetro. Intitolata ‘Vittorio Zecchin: i vetri trasparenti per Cappellin e Venini’, la rassegna è curata da Marino Barovier per riportare l’attenzione su quella raffinata produzione che segnò una svolta decisiva nel panorama muranese del ‘900, contribuendo in misura rilevante alla rinascita del settore. In esposizione 250 vetri soffiati monocromi, ispirati in gran parte alla vetraria del ‘500 e raffigurati nelle tele dei maggiori pittori veneti della Rinascenza (foto). Le creazioni di Zecchin già a partire dal 1921, quando venne chiamato, in qualità di direttore artistico, alla V.S.M. Cappellin Venini & C., l’impresa vetraria fondata inquell’anno dall’antiquario veneziano Giacomo Cappellin e dall’avvocato milanese Paolo Venini, che insieme intendevano richiamare una clientela alto borghese. I manufatti della Cappellin Venini si distinsero subito, rispetto alla concorrenza, sia per le proporzioni classiche e le linee essenziali sia per le cromie, in prevalenza di toni delicati, ma anche intense, grazie all’uso di colori brillanti come il giallo, il verde, il blu o l’ametista. Del resto, il lavoro di Zecchin rispondeva in pieno al nuovo gusto del tempo, tanto da ottenere fin dagli esordi, in ambito nazionale e internazionale, un notevole consenso, anche in seguito alla partecipazione alle esposizioni di arte decorativa, tra cui la prima Biennale di Monza del 1923 e la celebre Exposition Internationale des Arts Decoratifs di Parigi del 1925. Il percorso espositivo a San Giorgio Maggiore diventa il racconto di questa breve storia che però costituì una sorta di rivoluzione del settore vetrario. A testimoniarlo, negli spazi delle Stanze del Vetro, da ammirare coppe e vasi di grande rigore, a volte dotati di basi piatte, talvolta segnati da pieghe o strozzature sul corpo o sul collo. Tra i vetri dalle linee classiche, si distingue il celebre vaso detto ‘Veronese’, che trae origine da un modello presente nella tela monumentale de ‘L’annunciazione’, capolavoro dipinto da Paolo Caliari nel 1578 e conservato alle Gallerie dell’Accademia di Venezia. Il riferimento alla pittura e ai manufatti di quel periodo si possono ammirare anche nella piccola rassegna di servizi da tavola, che sembrano tratti dalle tavole imbandite e trasmesse a noi dal Tintoretto.

Lascia un commento