Chiusa a Palazzo Roverella a Rovigo con oltre 6.000 visitatori la mostra Pietro Donzelli. Terra senz’ombra. Il Delta del Po negli anni Cinquanta, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo in collaborazione con Comune di Rovigo e Accademia dei Concordi e curata da Roberta Valtorta. Molti sono stati proprio i polesani ad affollare le sale di Palazzo Roverella, alcuni assorti in un tempo sospeso, altri invece animati dal ritorno vivo di un ricordo che li portava ad indicare un punto particolare di una fotografia, quasi a voler dire “io c’ero, l’ho visto con i miei occhi!”. E questo è un grande risultato, vuol dire promuovere cultura attraverso progetti pensati per avere un risuono reale, vivo nel territorio dove si svolgono. Se Rovigo conferma di essere la prima città di provenienza del pubblico di questa mostra, Padova, Verona e Venezia e le città dell’Emilia Romagna seguono a ruota. Inoltre, secondo le interviste realizzate in mostra, il 70% circa dei visitatori si è recato a Rovigo appositamente per vedere l’esposizione fotografica, mentre chi ha deciso di non limitarsi alla mostra e di scoprire le bellezze del territorio ha visitato in primis il centro storico del capoluogo polesano con il Museo dei Grandi Fiumi e la Rotonda, allargandosi poi alla zona del Delta del Po, a Fratta Polesine con la sua Badoera e ad Adria.
Ritornando alla mostra, a farla da padrone sono stati i visitatori, per lo più adulti dai 35 ai 65 anni, che hanno visitato l’esposizione o da soli o con il partner o in compagnia di piccoli gruppi di amici.
Anche le scuole hanno avuto un ruolo importante: 1.700 gli alunni degli Istituti di ogni ordine e grado provenienti prevalentemente da Rovigo, da Padova e dal veneziano che hanno partecipato attivamente ai laboratori didattici e alle visite tematiche. Al di là delle presenze numeriche, gli scatti di Donzelli (Monte Carlo, 1915 – Milano, 1998) hanno richiamato un pubblico vivo, coinvolto, che ha ritrovato luoghi e volti familiari, immergendosi in un vero e proprio viaggio della e nella memoria. I paesaggi rarefatti e quasi metafisici del Polesine dal dopoguerra negli anni cinquanta e sessanta, il passaggio dalla società rurale e preindustriale alla società dei consumi, tutto è impresso nel lavoro che Donzelli svolse in queste terre dal 1953 al 1960, e che intitolò per l’appunto Terra senz’ombra. Una terra che è un luogo-mito della cultura italiana, rappresentato in molte opere cinematografiche (Antonioni, Visconti, De Santis, Rossellini, Soldati, Vancini, Renzi, Comencini) e letterarie (Bacchelli, Guareschi, Govoni, Zavattini, Cibotto, Piva, e più di recente Celati o Rumiz). Palazzo Roverella ha accolto per la prima volta più di cento fotografie di questa serie, molte delle quali assolutamente inedite, assieme ad importanti materiali di documentazione del progetto, scritti di Donzelli, composizioni di fotografie di Donzelli con rime di Gino Piva, geniale poeta polesano. Contemporaneamente alla mostra di Pietro Donzelli si è conclusa anche la mostra dedicata al rodigino Gabbris Ferrari, allestita nel piano nobile della Pinacoteca del Roverella per celebrare l’artista a due anni dalla scomparsa.Un’ultima nota riguarda Palazzo Roncale, di fronte a Palazzo Roverella, e riaperto al pubblico un paio di anni fa dopo un restauro effettuato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo: aperto contemporaneamente alla mostra di Donzelli, il Palazzo ha ospitato nelle sue sale cinquecentesche i capolavori del patrimonio artistico della Fondazione del periodo del Novecento, tra cui vari Biasi, Castellani, Pozzati, attirando oltre 2.000 visitatori. Ora, Palazzo Roverella si prepara per la prossima grande mostra autunnale sulle Secessioni europee che vedrà in prima linea ancora una volta la Fondazione in collaborazione con il Comune di Rovigo e l’Accademia dei Concordi.
Nel frattempo le prestigiose opere della Pinacoteca dei Concordi, in particolare il nucleo da Bellini a Tiziano, verranno presto esposte in una grande mostra che sarà allestita nel Palazzo Ducale di Sassari, sotto la curatela di Vittorio Sgarbi, da metà luglio a fine ottobre.