L’esposizione Super Robot World (Padova, Centro Culturale Altinate, dal 17 marzo al 21 maggio 2017, a cura di Fabrizio Modina), ha lo scopo di illustrare attraverso disegni originali, animation cel, manifesti, giocattoli e memorabilia, l’impatto epocale di un’ idea che ha conquistato il mondo ed è stata particolarmente apprezzata nel nostro paese, facendo assurgere a mitologia moderna alcuni dei più importanti protagonisti di un’avventura che pare non avere fine e che rinnova il proprio valore artistico e propedeutico di generazione in generazione. L’avvio della mostra coincide con “Be Comics!”, il nuovo Festival dedicato ai fumetti, manga, games, videogames e all’animazione che ha l’ambizione di imporsi tra i più qualificati a livello nazionale. Festival e mostra sono promossi dall’assessorato alla cultura del Comune di Padova e da Arcadia Arte. Sedici sono le sezioni tematiche di questa grandiosa, originale esposizione. Con esse Fabrizio Modina ha inteso, come spiega una nota, ripercorre l’evoluzione del robot, dagli antefatti simbolici e storici, samurai, shogun e ninja, alla trasformazione di quei simboli e di quei personaggi in macchine al servizio dell’uomo e delle sue attività. La mostra si chiude con un omaggio ad Isaac Asimov, lo studioso che nel 1942 introdusse le celebri tre leggi della robotica. Proprio a lui è stato infatti dedicato il primo robot umanoide, ASIMO (acronimo di Advanced Step in Innovative Mobility), creato da Honda in Giappone nel 2000 e divenuto il simbolo della robotica che ha ormai raggiunto i traguardi della fantascienza. L’Università degli Studi di Padova si colloca tra le realtà di questo miracolo tecnologico, occupando una posizione di assoluto prestigio con il proprio Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, dedicato a sviluppo e ricerca di automi in collaborazione con alcuni dei più importanti laboratori mondiali, in particolare nipponici. Super Robot World offrirà all’ammirazione dei visitatori alcune delle più sorprendenti piattaforme dell’Università, macchine complesse e straordinarie concepite per utilizzi industriali, medici e di pura sperimentazione. Un salto nel futuro per dimostraci che il domani e già oggi. I grandi protagonista di Super Robot World saranno i personaggi nati dalla fantasia degli straordinari disegnatori giapponesi, ma non solo. Da Mitsuteru Yokoyama, ovvero dall’alba dei Super Robot, ai demoni e dei di Go Nagai, a Toei Doga, lo studio dei super robot, per incontrare la Tatsunoko Pro sul filo dell’equilibro fra dramma e commedia. Poi il boom dei Super Robot tra la metà degli anni ’70 e l’inizio degli ’80, che porta gran parte degli studios di animazione nipponici ad adattare la propria produzione al tema. Intanto la Nippon Sunrise apre un nuovo universo di possibilità, nel nome del realismo tecnologico e della maturità delle trame. I robot non sono più solo “per bambini” ma le nuove serie affascinano un pubblico più ampio di appassionati. All’ombra delle grandi majors nipponiche, Ashi production e Kokusai Eiga-sha si conquistano spazi in tv e al cinema con prodotti innovativi.La qualità di musica, disegno e narrazione impongono le produzioni di Macross anche in Occidente, con Robotech. Con il 1984 termina l’età d’oro dei Super Robot, che dopo una frenetica corsa durata più di dieci anni, dovettero cedere il passo ai tempi che cambiavano e all’innegabile stanchezza creativa che li stava affliggendo, nonostante le iperboli geniali di Kido Senshi Gundam e Chojiku Yosai Macross. Una sezione è poi dedicata al Miracolo Evangelion. A compierlo gli autori della Gainax, gruppo di giovani artisti arrivati all’animazione non solo come professionisti ma come accorati fan degli autori che li avevano preceduti. Sono loro a firmare nel 1995 l’anime che portò alla rivoluzione definitiva della tematica, tutt’oggi insuperata: Shin Seiki Evangelion, appunto. Oltre al mondo bidimensionale dell’animazione, esiste inoltre una realtà di Super Robot girata in tempo reale, serial televisivi interpretati da attori in carne, ossa e tute di lycra che pilotano modellini mossi in stop-motion o che indossano addirittura intricati costumi in plastica e metallo che li rendono simili a giganteschi robot se inquadrati dal basso. Ispirati dai film di Godzilla e dal noto Ultraman, agli inizi degli anni ’70 arrivano sui teleschermi nipponici i Super Sentai, gruppi di eroi mascherati dotati di Super Robot dalle complesse trasformazioni, produzioni ricche di ingenui effetti speciali propriamente detti tokusatsu. Quando, nel 1980, il colosso del giocattolo nipponico Takara lanciò sul mercato la linea di robot trasformabili Diaclone, non aveva certo idea della reale portata dell’operazione, destinata a diventare un fenomeno globale.
Disegnata dagli autori di Chojiku Yosai Macross, Shoji Kawamori e Kazutaka Miyatake, la serie, che non era supportata da alcun anime, oltre che di automi giganti si componeva anche di comuni auto e veicoli in grado di trasformarsi in robot. L’idea piacque alla Hasbro, il maggiore produttore statunitense di giocattoli, che ne rilevò la licenza, proponendola sul mercato occidentale come Transformers. La popolarità degli oggetti fu tale da indurre l’azienda a creare una back story sui personaggi, dedicando loro una serie animata che ha fatto storia. Laddove i Super Robot nipponici avevano scarsamente fatto breccia nel mercato U.S.A., i Transformers divennero invece le icone per antonomasia dell’idea del robot trasformabile, gettando le basi per generazioni e generazioni di serie animate e giocattoli, sino ad approdare al cinema nel 2007 con un film ad ampio budget diretto da Michael Bay, al quale sono seguiti ben altri tre sequel. Filone autonomo e non legato alla tradizione dei Super Robot, i Transformers hanno comunque partecipato al consolidamento mondiale della leggenda dei giganti d’acciaio, fungendo da ambasciatori in terra straniera della straordinaria immaginazione degli artisti e dei designer nipponici, depositari unici di un capitolo a se stante della storia della fantascienza e della mitologia moderna.
Esiste poi una visione alternativa dei robot che non li dipinge necessariamente come giganti in grado di frantumare montagne e dotati di pugni che vengono lanciati alla velocità del suono, ma bensì come indaffarati assistenti di laboratorio, goffe mascotte ed insegnanti, guerrieri tuttofare e supereroi dal cuore artificiale. A partire dagli iconici R2-D2 e C-3PO di Star Wars, giungendo ai meno noti compagni di avventure dei protagonisti degli anime, i robot sono una costante della fantascienza orientale ed occidentale della quale pare non si possa fare a meno. Con il suo Tetsuwan Atom, Osamu Tezuka ha inciso nella storia a caratteri cubitali le regole del buon utilizzo della scienza, contrastando i luoghi comuni della sci-fi del suo tempo che dipingeva i robot come creature prive di anima destinate a sopraffare l’uomo. Tra i supereroi dei comics, sia Marvel sia DC, esistono molti esempi di esseri artificiali dediti al bene dell’umanità, beniamini sintetici che camminano tra gli uomini avendo un unico desiderio: poter diventare come noi. Nati in Giappone, i Super Robot hanno conquistato il mondo. E lo hanno fatto a livello concettuale, dando ispirazione ad artisti occidentali per creare personalissime interpretazioni dei giganti d’acciaio. Il regista Guillermo del Toro ha espresso tutta la sua ammirazione per i Super Robot nel suo Pacific Rim, pellicola del 2013 che si risolve in un unico, grande omaggio all’animazione nipponica e ai film di Kaiju, i mostri colossali rappresentati da Godzilla. Dagli Stati Uniti all’Italia, il mondo rende omaggio ai robot, modificandone l’aspetto e lo stile, ma sempre restando fedele alla sostanza. Per Info: www.arcadia-arte.com, Info@arcadia-arte.com