Sono esposti dal 15 febbraio i restauri:”Disegnare dal vero: Tiepolo, Longhi, Guardi”, a Ca’ Rezzonico il Museo del Settecento Veneziano. Fra i tesori della collezione di grafica della Fondazione MUVE vi sono tre gruppi di disegni dei grandi maestri del Settecento veneziano: l’album di disegni su carta azzurra di Giambattista Tiepolo, donato dal pittore triestino Lorenzo Gatteri al Museo Correr nel 1885 e due fondi di bottega di Pietro Longhi e Francesco Guardi acquistati dai loro figli da Teodoro Correr, dopo la caduta della Serenissima. Nuclei eccezionali sia per numero che per qualità dei fogli, riuniti già dai loro autori e rimasti intatti dopo secoli. Non disegni finiti, opere autonome destinate da subito a collezionisti, ma studi e schizzi dal vero, quasi tutti su carta ruvida dall’aspetto grezzo, fabbricata con stracci di bassa qualità e poco costosa e perciò usata per studi e abbozzi, ma proprio per la sua natura porosa ideali all’uso del gesso, il cui tratto esaltava i valori luministici, pittorici della grafica veneziana. Proprio la grande notorietà ha nuociuto alla conservazione di questi fogli, inseriti a inizio Novecento in allestimenti permanenti e danneggiati dalla prolungata esposizione alla luce e dall’applicazione di controfondature. Grazie a “Save Venice” dal 2003 è stato avviato un lungo lavoro di restauro, non ancora concluso, che consente ora di ammirare, per un breve periodo, parte di questi disegni. Sempre grazie a “Save Venice” a questo spaccato dell’arte del Settecento veneziano si aggiunge, isolato, un restaurato capolavoro di Tiziano, la xilografia raffigurante la Sommersione del faraone. La Nobiltà e la Virtù che sconfiggono l’Ignoranza di Tiepolo Da primavera 2020 Venezia, Ca’ Rezzonico – Museo del Settecento Veneziano Di Giambattista Tiepolo ricorrono nel 2020 i 250 anni dalla morte. Dalla primavera i visitatori del Museo hanno l’occasione di ammirare da vicino, a terra, nel Salone da Ballo, la sua grande tela da soffitto La Nobiltà e la Virtù che sconfiggono l’Ignoranza, al termine di un restauro anch’esso visibile al pubblico. L’opera fu dipinta attorno al 1745 per il palazzo dei Barbarigo di Santa Maria del Giglio, confluì poi nella collezione Donà dalle Rose e venne infine acquistata nel 1934 dal comune di Venezia. (ph Muve arch.)