La Galleria internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, il cui palazzo è sul Canal Grande, dedica una mostra a Gino Rossi, a 70 anni dalla sua scomparsa, per ripercorrere, attraverso alcuni dei suoi capolavori più significativi, la vita artistica di uno dei pittori più interessanti dell’avanguardia veneziana. Curata da Luca Massimo Barbero ed Elisabetta Barisoni, “Gino Rossi a Venezia” s’inserisce all’interno di un rinnovato interesse per la figura di questo artista, nato a Venezia nel 1884 da una famiglia benestante. Dopo gli studi a Fiesole e Venezia, Gino Rossi si recherà a Parigi nel 1907 insieme all’amico e collega Arturo Martini dove entrerà in contatto con alcune delle più importanti esperienze artistiche del tempo, che contribuiranno a formare la sua poetica con sguardo internazionale e cosmopolita. Il percorso espositivo, è detto in una nota del Comune, si sviluppa negli spazi al secondo piano del museo, intorno ad alcuni capolavori di Gino Rossi, realizzati nel corso di una carriera artistica breve ma molto intensa: alle opere di Ca’ Pesaro si affiancherà il nucleo di significativi lavori raccolti e conservati nella collezione di Fondazione Cariverona. L’esposizione è visitabile dal 23 febbraio al 20 maggio, ed apre la programmazione della Fondazione Muve 2018. “Non c’è forse un artista del XX secolo che ha sentito così fortemente e interpretato in maniera tanto originale i grandi cambiamenti che hanno segnato gli anni in cui Gino Rossi è stato attivo sulla scena dell’arte – ha sottolineato la direttrice dei Musei civici, Gabriella Belli. La mostra (foto) è l’occasione per mettere a confronto le sue opere con quelle dei contemporanei capesarini e per sottolineare ancora una volta la forza espressiva e la personalità unica e dirompente di Rossi: la forma come elemento “antigrazioso”, lontano dalla leziosità di tanta arte dei primi anni del ‘900, in aperta contrapposizione con l’estetica decadente di molti suoi contemporanei; la ritrattistica concentrata sugli umili, sugli individui ai margini della società; le figure femminili lontane dai ritratti di aristocratiche e borghesi, comuni a larga parte della produzione di quegli anni; l’uso del colore che assume un significato profondo o la composizione delle opere fatta di bilanciamento tra vuoti e pieni”. Soddisfazione per l’allestimento è stata espressa anche da Alessandro Mazzucco, presidente di Cariverona, che ha sottolineato come la mostra di Ca’ Pesaro sia il risultato di una cooperazione territoriale che supera i provincialismi. “E’ importante – ha detto – recuperare il senso della collettività per lavorare insieme in termini positivi e non di separazione”. L’esposizione, che è organizzata in collaborazione con BARCOR17, sarà inoltre arricchita da un catalogo edito da Marsilio (Venezia, 2018), con i testi dei curatori, Luca Massimo Barbero ed Elisabetta Barisoni, cui si affiancheranno le schede delle opere e un saggio di Nico Stringa.

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