Un nuovo record di visitatori segna la storia della Collezione Peggy Guggenheim (foto), che nel corso del 2017 ha raggiunto le 427.209 presenze durante i 322 giorni di attività, con una media giornaliera di 1.327 ospiti, segnando un +8% rispetto ai visitatori del 2016. A questa eccezionale cifra si aggiungono le 8.909 persone che hanno visitato la collezione in occasione di inaugurazioni, visite speciali, eventi istituzionali, corporate e privati. Ragguardevole è inoltre il numero degli utenti della digital-community del museo, che conta ad oggi 302.000 followers, con una crescita, rispetto allo scorso anno, dell’40% di pubblico. Oltre 136.000 fan su Faceboook, 146.000 seguaci su Instagram, 19.000 followers su Twitter, così la Collezione dialoga e si racconta sui social, affermandosi tra i musei più “social” in Italia. Il 2018, che segna i 70 anni dell’arrivo della collezione di Peggy Guggenheim a Venezia e della sua esposizione alla Biennale, vedrà Palazzo Venier dei Leoni fare da palcoscenico a un ricchissimo programma espositivo che con ben quattro mostre spazierà dalla prima retrospettiva mai realizzata dedicata allo scultore Marino Marini, al linguaggio tutto astratto di Josef Albers, da un prezioso tributo alla partecipazione di Peggy Guggenheim alla celebre Biennale d’arte del 1948, all’omaggio, dovuto, a sessant’anni dalla scomparsa, all’artista marchigiano Osvaldo Licini. Ad aprire la proposta culturale, il 27 gennaio, fino all’1 maggio, è la mostra Marino Marini. Passioni visive, che occuperà sia gli spazi delle mostre temporanee che le Project Rooms del museo. A cura di Barbara Cinelli e Flavio Fergonzi, con la collaborazione di Chiara Fabi, con oltre 70 opere la mostra ambisce a situare organicamente Marino Marini (1901 – 1980) nella storia della scultura italiana e internazionale, mettendo in dialogo la sua produzione artistica con quella tradizione plastica cui l’artista ha fatto riferimento. Accanto all’ampia produzione di Marino, ci saranno in mostra grandi modelli della scultura del ‘900, di artisti quali Arturo Martini, Giacomo Manzù, Auguste Rodin, Germaine Richier, Henry Moore, Pablo Picasso, nonché importanti esempi di scultura dei secoli passati, un’arte mai esposta prima nelle sale di Palazzo Venier dei Leoni: dall’antichità egizia a quella greco-arcaica ed etrusca, dalla scultura medievale a quella del Rinascimento e dell’Ottocento. La mostra, organizzata in collaborazione con la Fondazione Marino Marini e precedentemente esposta a Pistoia, avrà un allestimento in parte differente, arricchito di nuove opere e una selezione di disegni su carta. Il programma espositivo prosegue, dal 19 maggio fino al 3 settembre, nel segno del Novecento con un’originale mostra dedicata all’artista tedesco, naturalizzato americano, Josef Albers (1888 – 1986). A cura di Lauren Hinkson, Assistant Curator for Collections al Solomon R. Guggenheim Museum, New York, Josef Albers in Messico espone per la prima volta al grande pubblico una serie di fotografie e foto-collage, insieme a una significativo nucleo di dipinti, provenienti dal Guggenheim di New York e dalla Fondazione Anni e Josef Albers, legati ai numerosi viaggi che l’artista fece in Messico, tra gli anni ’30 e gli anni ‘60. L’esposizione permetterà di analizzare la significativa influenza che i siti archeologici e i monumenti messicani esercitarono su Albers e sul suo linguaggio astratto, evidenziandone l’interesse per la geometria e gli elementi formali dell’architettura precolombiana. 70 anni fa, nel 1948, Peggy Guggenheim veniva invitata a esporre la sua Collezione d’avanguardie all’interno delle sale del Padiglione Greco alla XXIV Biennale di Venezia, la prima dopo la fine della Seconda guerra mondiale. 1948: la Biennale di Peggy Guggenheim, a cura di Gražina Subelytė, Curatorial Assistant della Collezione Guggenheim, sarà un omaggio a quel “fatidico” evento che portò artisti del calibro di Jackson Pollock, Mark Rothko e Arshile Gorky ad essere esposti per la prima volta non solo in Italia ma anche in Europa. Questa mostra in focus farà rivivere, dal 25 maggio al 25 novembre all’interno delle Project Rooms del museo, l’ambiente del Padiglione, allestito in quell’occasione con la consulenza del celebre architetto veneziano Carlo Scarpa, grazie a un modello in 3 D degli spazi e dell’allestimento, nonché attraverso documentazioni fotografiche e memorabilia legate all’esposizione. Il 2018 si chiuderà, infine, con un ricordo, a sessant’anni dalla sua scomparsa, dedicato a Osvaldo Licini (1894 – 1958). Con un’ottantina di opere, la mostra Osvaldo Licini 1894 – 1958, a cura di Luca Massimo Barbero, curatore associato della Collezione Guggenheim, sarà un prezioso tributo a una delle figure di massimo spicco nel panorama artistico della prima metà del XX secolo, e porterà in scena quella pittura che per Licini era l’arte dei colori e dei segni, dove questi ultimi esprimevano la forza, la volontà, l’idea e la magia. Il programma è ricco con 4 mostre; gli eventi della Collezione Peggy Guggenheim sono sostenuti dagli Institutional Patrons – EFG, Lavazza, e Regione Veneto, da Guggenheim Intrapresæ e dal Comitato Consultivo del museo. I progetti educativi correlati alle mostre sono realizzati grazie alla Fondazione Araldi Guinetti di Vaduz.
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