Tra i tanti film alla mostra del cinema 2016, tra questi anche “Vangelo” del regista-attore Pippo Delbono, buddista da 27 anni. Ha detto che questa Chiesa ha fatto deteriorare il Vangelo, l’ha tradito appieno. “La Chiesa dovrebbe smettere di occuparsi della sessualità degli altri. Se andasse in questa direzione torno a messa”. Però mi piace molto Papa Francesco e il suo andare verso gli ultimi. Potrei anche dedicarglielo questo film, ma con una riserva. Delbono concorre alla Mostra di Venezia nelle Giornate degli autori proprio con “Vangelo”, in cui il testo sacro diventa strumento d’incontro con alcuni rifugiati, che ne reinterpretano alcune parti. Il regista è al Lido anche come interprete di un altro film legato alla religione, sempre nelle Giornate degli Autori: si tratta della ragazza del mondo del personaggio Marco Danieli dei Testimoni di Geova. Pippo Delbono (57 anni), autore, attore, regista, è nato a Varazze. Negli anni 80 inizia gli studi di arte drammatica in una scuola tradizionale che lascia in seguito all’incontro con Pepe Robledo, un attore argentino proveniente dal Libre Teatro Libre. Insieme si trasferiscono in Danimarca e si uniscono al gruppo Farfa, diretto da Iben Nagel Rasmussen, attrice storica dell’Odin Teatret e per Delbono inizia un percorso alternativo alla ricerca di un nuovo linguaggio teatrale. Delbono si dedica allo studio dei principi del teatro orientale che approfondisce nei successivi soggiorni in India, Cina, Bali. Nel 1987 crea il suo primo spettacolo, Il tempo degli assassini e nello stesso anno incontra Pina Bausch che lo invita a partecipare a uno dei lavori del suo Wuppertaler Tanztheater. Questa straordinaria occasione segna una tappa fondamentale nel percorso artistico del regista. Gli spettacoli di Delbono non sono allestimenti di testi teatrali ma creazioni totali, gli attori sono parte di un nucleo che si mantiene e cresce nel tempo, così nella sua bibliografia. Nel 1989 compone Morire di musica, una creazione poetica minimale e silenziosa, allestita in una grossa stanza piena di barchette di carta. Segue, nel 1990, Il Muro, il primo allestimento corale con attori e danzatori. Nel 1992 è la volta di Enrico V, tratto da Shakespeare, la sua unica opera ispirata a un testo teatrale. Ne La rabbia, un omaggio a Pier Paolo Pasolini, creato nel 1995, si può riscontrare una modalità diversa di fare teatro, che si esprime compiutamente in Barboni (1997), vincitore del premio speciale Ubu 1997 e del premio della critica nel 1998. L’incontro con persone provenienti dai margini della società provoca una svolta nella sua ricerca poetica, nasce appunto Barboni (1997), lo spettacolo che vede protagonista Bobò, un piccolo uomo sordomuto, analfabeta, incontrato nel manicomio di Aversa. Tanti le storie ed i personaggi proposte da Delbono (ci sono ex clochard e altri, e ritardati compresi. In Esodo, ad es., si fa evidente il ricorso ad un linguaggio che si avvicina ad una sorta di composizione cubista, nello stesso periodo Delbono crea due composizioni corali, intitolate Itaca e Her bijt, entrambe indagatrici dei grandi spazi: la prima allestita nel cantiere navale di Pietra Ligure con quaranta persone; la seconda, con attori, musicisti, extracomunitari e rom, composta per la Biennale di Venezia. Dal 200o ad oggi la sua produzione è sempre dedicata a momenti difficili della vita: come Il silenzio, ispirato al terremoto del Belice del 1968; poi, in Gente di plastica, al teatro delle Passioni di Modena. Nel 2003 la Compagnia Pippo Delbono va in tournée in Palestina e in Israele con lo spettacolo “Guerra”, ne nasce un film documentario che successiavemnte conquista il premio Donatello come miglior film documentario 2004. E nel giugno 2005 Delbono partecipa a una serie d’incontri sul tema dell’amore, doveva essere una conferenza si trasforma in un monologo Racconti di giugno. Pippo ripercorre la sua esperienza , gli incontri e le lotte tra la vita e e il teatro e con lo stesso titolo la casa editrice Garzanti pubblicherà un libro nel 2008. Nel 2006 crea “Questo buio feroce” mutuato dal titolo del libro autobiografico che racconta gli ultimi giorni dello scrittore americano Harold Brodkey, ucciso dall’Aids. Un viaggio struggente al limite della vita e della normalità, intriso di storia personale e di splendide intuizioni elegiache che affronta il tema della morte con struggente delicatezza. Nel 2008 produce “La Menzogna” uno spettacolo che risponde a un doppio appello. La crescita di un clima d’intolleranza in Italia nei confronti degli immigrati e la tragedia della morte di sette operai negli stabilimenti della Thyssen Krupp di Torino. Nel 2009 realizza il suo terzo lungometraggio “la Paura”, interamente girato con un telefonino, presentato nella sezione principale del festival di Locarno e riceve il premio Boccalino d’Oro 2009 da parte della Critica Indipendente. Nel 2010 la giuria internazionale del 32° festival del cortometraggio di Clermont Ferrand gli assegna il Grand Prix a “Blue Sofa” ed è la prima volta per un’opera italiana. Debutta anche al Verdi Padova nel 2011 con Dopo la battaglia , un’ulteriore omaggio agli ultimi che vede la partecipazione straordinaria del violinista Alex Balanescu e si guadagna il Premio UBU 2011 come ” Miglior Spettacolo”. La Compagnia Pippo Delbono è stata ospite di diversi festival teatrali internazionali tra cui il Festival di Avignon che l’ha accolta per quattro volte, coproducendo lo spettacolo Urlo. La Compagnia Delbono, ha fatto tappa in più di cinquanta paesi rappresentando un caso unico nella storia del teatro italiano. Sul lavoro delboniano ci sono varie pubblicazioni.