“Il merito va tutto a Cesare Barbieri, professore di Astronomia all’Università di Padova se Grafica Veneta ha potuto stampare le foto inedite della missione di Rosetta, la sonda spaziale atterrata sulla cometa Churyumov-Gerasimenko”. Sono le parole del Presidente Fabio Franceschi che ha sostenuto il progetto editoriale degli scienziati europei coinvolti nell’operazione di ricerca iniziata il 2 marzo 2004. L’impresa ha avuto come obiettivo quello di studiare l’origine delle comete e le relazioni tra la loro composizione con la materia interstellare, quali elementi fondamentali per comprendere l’origine del sistema solare. Sarebbero state proprio loro a portarsi in dote ghiacci d’acqua, materiale organico e altri ingredienti chimici che possono aver facilitato la nascita e il divenire della vita sul pianeta Terra.
Le foto scattate sono ora state pubblicate in un libro (foto) che l’azienda padovana di Trebaseleghe ha deciso di finanziare. Un’opera raffinata che testimonia il lavoro di un intero staff preparato e che, grazie al supporto dell’Agenzia spaziale italiana, ha adoperato una strumentazione di elevata tecnologia: grazie ad OSIRIS/WAC (Optical, Spectroscopic, and Infrared Remote Imaging System) l’equipe è entrata in possesso di un’ampia collezione di immagini. Lo strumento in questione da due canali: NAC (Narrow Angle Camera), ottimizzato per ottenere mappe ad alta risoluzione del nucleo della cometa, fino a 2cm per pixel, con una capacità di messa a fuoco da 2 km a infinito e da 1 a 2 km; e WAC (Wide Angle Camera) per avere una mappa panoramica ad alta risoluzione del materiale gassoso e delle polveri nei dintorni del nucleo della cometa. Sfogliando il volume è possibile riassumere un viaggio durato molti anni durante i quali Rosetta che porta il nome della stele che svelò, attraverso la comparazione con il greco e il demotico, i misteri dei geroglifici egiziani, ha sorvolato tre volte la Terra e una Marte. Dopo un letargo di 31 mesi che ha tenuto in suspense gli studiosi la sonda ha ripreso l’avventura portando a termine il suo lavoro nel 2016. “Al di là della potenza visiva – ha sottolineato Franceschi – viene spontanea una riflessione sul destino degli investimenti scientifici che hanno ricadute insospettabili nella nostra quotidianità. Il contributo di elettronica, di materiali e di biologia sviluppato durante questo tipo di imprese hanno apportato innovazioni importantissime: dalle fotocamere utilizzate normalmente negli smartphone fino al doppio strato di “corazza” che protegge dall’urto di polveri interstellari, i cui principi sono stati adottati per i giubbotti antiproiettile”.