Fino a pochi anni fa l’interesse intorno alla figura di Karl Marx (1818-1883), pareva irrimediabilmente sceso nell’oblio o quasi. “All’inizio degli anni ’90 il suo pensiero veniva collegato in modo inestricabile al crollo del socialismo reale – ha confermato al giornele Il Bo dell’ateneo Luca Basso, docente di filosofia politica presso l’università di Padova –; oggi assistiamo invece a un ritorno d’interesse: ci allontaniamo sempre più dalla caduta del muro di Berlino, e inoltre constatiamo che il crollo del socialismo reale nell’89 non ha poi portato il mondo a quelle ‘magnifiche sorti e progressive’ che molti si aspettavano o che volevano far credere che si sarebbero verificate”. Daniele Mont D’Arpizio, conversando con il prof.Basso, ha dato un ampio resoconto. “Mentre in Urss iniziò già dal 1956, non senza contraddizioni e limiti, il processo di destalinizzazione, in Cina non c’è mai stato un ripudio ufficiale del maoismo – ha continuato lo studioso –. Si è preferito optare per una continuità nella discontinuità, per comprendere la quale è centrale la figura di Deng Xiaoping, vero iniziatore della combinazione tra elementi socialisti e di mercato che, per certi versi, è ancora alla base della situazione attuale. Giovanni Arrighi, nel suo libro Adam Smith a Pechino, ha sottolineato come, per la Cina di oggi, si possa parlare di mercato più che di capitalismo vero e proprio: una situazione con aspetti peculiari interessanti, da continuare a studiare con attenzione”. L’instabilità mondiale e l’aumento delle disuguaglianze hanno comunque fatto emergere la forza dell’analisi marxiana su diversi aspetti controversi del capitalismo; per questo ultimamente si registrano numerose aperture di credito verso il padre del ‘socialismo scientifico’, alcune sorprendenti come quella del quasi omonimo cardinale Reinhard Marx, presidente della conferenza episcopale tedesca e in passato vescovo proprio a Treviri. Se non si può “storicamente separare un pensatore da ciò che gli altri più tardi hanno compiuto in suo nome”, ha detto il porporato, è “anche vero non lo si deve nemmeno ritenere responsabile di tutto ciò che è stato commesso in seguito alle sue teorie, fino ai gulag di Stalin”. “Marx morto decenni prima della rivoluzione bolscevica, e i modelli politici che aveva in mente erano le rivoluzioni del ’48, l’Internazionale e la Comune di Parigi, come primo esperimento di governo proletario – ha confermato Basso –. Un contesto storico, sociale e anche geografico profondamente diverso da quelli in cui il suo pensiero è stato effettivamente considerato la base teorica per la costruzione di Stati socialisti”. Quanto però dei successivi sviluppi – con i connessi esiti nefasti e liberticidi – può essere addebitato al filosofo tedesco e quanto invece ai suoi epigoni, a cominciare da Friedrich Engels e Vladimir Lenin? “Non si tratta di sminuire la portata del fallimento dell’esperienza storica del socialismo reale, né di considerare l’intero percorso, teorico e politico, del marxismo dopo Marx sic et simpliciter una mistificazione del pensiero marxiano – ha precisato Basso –. Credo che però sia importante compiere una lettura diversificata e attenta alla complessità della sua opera, che vada al di là dei tanti luoghi comuni”. Un esempio? “Si parla spesso di un Marx anti-individualista, che negherebbe il valore dell’individuo rispetto alla società, quando invece nei suoi scritti è chiaro come il libero sviluppo di ciascuno sia la condizione del libero sviluppo di tutti. Allo stesso tempo anche la fondamentale distinzione tra struttura e sovrastruttura è spesso molto più complessa e articolata di quanto sia stata rappresentata”. A 200 anni dalla nascita il pensiero del filosofo di Treviri rimane imprescindibile per comprendere il ‘900 e in parte anche la nostra epoca: per questo all’università di Padova il 23 e il 24 maggio (e il 25 e il 26 maggio all’università di Roma “La Sapienza”) si svolgerà il convegno internazionale “Soggettività e trasformazione. Prospettive marxiane”, organizzato proprio da Luca Basso, in collaborazione con Giorgio Cesarale (università Ca’ Foscari di Venezia), Vittorio Morfino (Milano-Bicocca) e Stefano Petrucciani (Roma “La Sapienza”). “Dal mio punto di vista ha assolutamente senso tornare a discutere di Marx, quindi ben vengano anche occasioni come il bicentenario, se danno la possibilità di affrontare alcuni temi legati al suo pensiero. Innanzitutto riprendendo a rileggere e a studiare i suoi testi, tenendo conto delle nuove edizioni critiche e problematizzando anche aspetti troppo spesso dati frettolosamente come scontati”.

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