Nuovo campanello d’allarme per l’Adriatico, dopo Legambiente e altre istituzioni italiane. Secondo Ivica Vilibic, professore dell’Istituto di oceanografia di Spalato, citato dalla stampa croata e dall’agenzia per i Balcani Italintermedia, da novembre 2014 a gennaio 2015, il livello del mar Adriatico è cresciuto a causa del forte accumulo di calore, che in congiunzione con fenomeni come la bassa pressione e le forti piogge provoca le alte maree. Va ricordato che nel 2008 sono state inondate Pola, Fiume, Rovigno, Umago e altre città, mentre durante il capodanno del 2010 numerose località adriatiche erano sommerse dall’acqua. “Negli ultimi cento anni, il livello globale degli oceani ha conosciuto un’innalzamento di circa 51 centimetri – ha illustrato Vilibic -: una media che cinquant’anni fa era sconosciuta all’Adriatico e al Mediterraneo. Purtroppo, in questi decenni l’aumento del livello dei nostri mari sta raggiungendo le classiche tendenze globali. Come ormai sanno tutti, la causa dell’innalzamento dei mari è il riscaldamento globale, che sta toccando livelli sempre più alti. Se non si inverte la rotta, nel giro di un secolo o poco più tutte le aree ghiacciate dell’artico potrebbero sciogliersi. E le autorità croate non stanno facendo nulla per affrontare correttamente la questione, dato che i cittadini non vengono affatto informati. I piani territoriali delle contee e delle aree costiere, infatti, sono elaborati senza tenere conto dei cambiamenti climatici. Inoltre i programmi di monitoraggio a lungo termine dell’Adriatico sono attualmente bloccati. Per il ricercatore di Spalato va dato merito all’Istituto di oceanografia che riesce a raccogliere dati preziosissimi per conoscere l’impatto dei mutamenti climatici.