“Sui cambiamenti climatici, gli scienziati lanciano, pressoché inascoltati, allarmi da anni; il 19,7% delle case italiane sono abusive ed al Sud sono il 47,3%, costruite spesso in zone a rischio idrogeologico; l’inarrestabile consumo di suolo cementifica 2 metri quadrati al secondo, diminuendo la capacità di assorbimento idrico del territorio, ma la legge di contrasto al fenomeno vaga dal 2012 nei meandri parlamentari senza giungere ad approvazione; ANBI redige da anni un piano di interventi per ridurre il pericolo di frane ed alluvioni e che indica la necessità di 8 miliardi di investimenti con mutui quindicennali contro i 2 miliardi di danni e la perdita di innumerevoli vite umane, subiti ogni anno in Italia; per la sistemazione del territorio, sono stati stanziati negli anni quasi 5 miliardi di euro, ma solo 450 milioni, destinati al mondo agricolo, sono stati recentemente sbloccati. Cosa c’è ancora da sapere per capire il perché delle tragedie, che stanno colpendo il Paese e la necessità di un grande piano di contrasto alla estremizzazione degli eventi meteo?” L’amara riflessione è di Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), costernato di fronte al dolore di tante famiglie, cui esprime vicinanza. “Per troppi anni – ricorda il Direttore Generale di ANBI, Massimo Gargano – non è stata presa in considerazione alcuna manutenzione del territorio ed oggi è una corsa per aumentare la resilienza delle comunità, migliorando ed incrementando la rete di infrastrutture idrauliche, la più importante opera pubblica, di cui il Paese ha bisogno.” “Le drammatiche esperienze di questi giorni – torna a ribadire Vincenzi (foto) – dimostrano come l’integrazione pubblico-privato sia l’unica scelta capace di ottimizzare le risorse a disposizione, permettendo un’azione di contrasto ad eventi meteo devastanti. In questo, restano incomprensibili i commissariamenti infiniti dei Consorzi di bonifica in alcune regioni del Sud Italia come la Sicilia; tale prassi, frutto delle ingerenze della politica, priva le realtà locali delle potenzialità di enti, espressione delle comunità attraverso autogoverno e sussidiarietà, che invece vanno valorizzate esaltando anche le risorse umane ed operative presenti in queste realtà – conclude il Presidente di ANBI – perché non sono fiumi ed alberi ad uccidere.
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