È il più grande e moderno d’Italia a Ponte San Pietro di Bergamo. Un’infrastruttura all’avanguardia che non solo ospita in modo sicuro i server di privati e aziende, ma mette anche a disposizione del cliente il know-how del proprio team di progettazione. È il nuovo data center campus di Aruba, inaugurato dall’assessore della Regione Lombardia all’Università, Ricerca, alla presenza anche del collega all’Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile. La struttura è stata realizzata dall’ammistratore delegato di Aruba Stefano Cecconi, la presidentessa Susanna Santini, gli assessori regionali Luca Del Gobbo (Ricerca) e Claudia Terzi (Ambiente), il presidente della Provincia Matteo Rossi, il sindaco di Bergamo Giorgio Gori e il vicesindaco di Ponte San Pietro, Matteo Macoli. L’azienda di Arezzo, leader dei servizi di web hosting e cloud, ne ha altri due in Toscana. “Ma è evidente che, a questo punto, Ponte San Pietro diventerà la nostra nuova sede” ha detto Cecconi, parlando con i giornalisti. Il nuovo data center, a struttura ultimata, andrà ad occupare 200 mila mq. Per ora è stata realizzata la prima parte di edifici, su 40 mila mq “ma contiamo di costruire anche il resto nel giro di 5-10 anni”, ha aggiunto Cecconi. Comunque va segnalato che gli spazi a disposizione sono immensi. La Legler è stata un colosso industriale, finché Aruba non ci ha messo gli occhi sopra. “Con questa occasione – ha detto il presidente della Provincia Matteo Rossi – il territorio può rialzare la testa. L’obiettivo è quello di fare della Bergamasca una smartland”. Parlando dell’operazione di Aruba, Cecconi ha confidato la linea operativa che è stata scelta e motivata per “il luogo, con il suo fiume e la presenza della centrale elettrica del vecchio stabilimento,per le persone e la loro cultura del lavoro. E infine l’ambiente che ci circonda, con tutti i servizi disponibili. Ci siamo subito innamorati di questo posto, aveva tutto quel che cercavamo. Abbiamo acquistato le aree nel 2015 e il 22 agosto 2016 è arrivata l’autorizzazione alla partenza dei lavori. Poco più di un anno ed eccoci qui”. Nulla si è appreso sui costi di l’investimento totale, finanziato con fondi propri. Ma è certo che il nuovo data center avrà ricadute economiche importanti sul territorio bergamasco. In termini di posti di lavoro fra le 500 e le 1000 persone, in gran parte con profili tecnici. E poi slancio per nuove start-up tecnologiche. “E’ il segnale di un’altra epoca che si apre – ha detto il sindaco Gori -, un passo determinante per l’intera provincia. L’arrivo di Aruba apre a sinergie con il mondo della scuola, penso in particolare all’Itis Paleocapa che ha indirizzi informatici e con quello dell’Università con cui, sono certo, ci sarà la possibilità di lavorare a stretto contatto”. Il taglio del nastro ha consentito di affrontare il tema dell’evoluzione digitale della società e del conseguente cambiamento nel modo di vivere e fare l’impresa. “La Digital Transfomation – ha detto l’assessore all’Università – sta cambiando anche il modo di fare l’amministrazione e il ruolo degli Enti pubblici. Non solo perché si è costretti dalla realtà a intervenire con delle norme, ma anche perché cambia il modo di giungere alla formulazione di leggi in materia. Con questo nuovo approccio è nata la Legge ‘Lombardia è ricerca e innovazione'”. Per la prima volta, grazie alla piattaforma Open Innovation, è stata data la possibilità a tutti gli interessati di avanzare idee, contributi, suggestioni attraverso una duplice consultazione on line del testo di legge. Open innovation, è detto in una nota, ora vanta quasi 8.000 utenti profilati tra manager, dirigenti di impresa, docenti universitari, referenti di centri di ricerca o cluster tecnologici e liberi professionisti. Una rete che ha dato vita, fino a oggi, a 885 discussioni attive e 225 proposte di collaborazione. “La misura Open 2.0 – ha aggiunto – mette a disposizione, in open source, Open Innovation. Si passa così da uno strumento proprio – quale era la piattaforma collaborativa Open Innovation – a uno strumento condiviso per generare valore per il territorio e sfruttare il potenziale di interoperabilità tra amministrazioni”. Un campo in cui la sfida è sicuramente affascinante è la sanità. La tracciabilità su registri elettronici di ogni visita medica; la creazione di sistemi migliori per la sintesi di dati al fine di mettere a servizio conoscenze più importanti e dettagliate per lo studio e lo sviluppo di farmaci e la messa in sicurezza di una pluralità di dati che provengono da fonti diversificate e frammentate costituiscono “una sfida e la necessità di ripensare il ruolo delle istituzioni pubbliche che, nella fattispecie, dispongono del dato digitale sanitario attraverso il Sistema sanitario regionale della Lombardia”.