Da maggio ad agosto, un team di esperti, aderenti al “Progetto Aurora” e guidati dal capitano e subacqueo veneziano Roberto Padoan, effettueranno (solo di notte) indagini tomografiche nell’area del molo di San Marco (ponte della Paglia e Biblioteca Marciana) per cercare di individuare la possibile presenza della mitica terza colonna di granito (del peso di 50 tonnellate), quella che, secondo le cronache del tempo, sarebbe scivolata in acqua nel 1172 mentre veniva portata a riva, insieme alle altre due colonne, cioè il Todaro e il Leone alato (foto). Non ci saranno costi per il Comune, ha detto l’ass. ai lavori pubblici Francesca Zaccariotto; comunque, le previsione è un esborso di 350 mila euro che sarà sostenuto da due imprese private (Morgan e Icorest) che si sono dette disponibili a verificare se la terza colonna è sommersa davvero sotto il fango (argilla limosa), a circa 7 metri di profondità. E’ evidente, ha detto Padoan all’esponente dell’amministrazione comunale che ha autorizzato l’avvio dei lavori, che ci troviamo o davanti ad una leggenda o ad una realtà dimenticata per tanti secoli e che, se sarà recuperata, diverrà una “bomba” di novità in tutto il mondo e farà riscrivere la storia di Venezia. Con Padoan, sono a disposiione del “Progetto Aurora” gli archeologi Luigi Fozzati e Marco Bortoletto e i tecnici delle imprese Morgan e Icorest, che effettueranno i rilievi a terra e in acqua. La Morgan è una società specializzata in indagini geolettriche, monitoraggi ambientali, rilievi topografici e batimetrici. Dovrà svolgere un’indagine non invasiva che per ora comporterà solo l’installazione di alcuni sensori elettrici nelle fessure dei masegni (pietre d’Istria), di fronte al molo marciano e che, al di là della presenza effettiva della terza colonna, può comunque fornire utili elementi di conoscenza, dal punto di vista archeologico e dei fondali lagunari del molo di S.Marco. Per i candidati ricercatori si otterranno informazioni esatte sulla dimensione del rio Batario, un canale che correva lungo le Procuratie, prima di arrivare alla laguna e che il doge Sebastiano Ziani fece interrare intorno all’anno 1172 per ampliare la superficie della Piazza. Ma anche di ritrovare le fondazioni dell’antichissima chiesa di San Teodoro, edificata nel luogo dove poi è sorta la Basilica di San Marco e da quest’ultima inglobata. La colonna rosa, stando alle cronache, giunse dall’Oriente nel 1172 come dono al Doge, dopo la fine della seconda crociata, insieme alle statue di San Teodoro e della Chimera alata, ma finì in acqua per il peso. Come è stato spiegato, le indagini interessano un’area di 3500 metri a terra e poi di altrettanti in acqua, dove poi verranno calati i cavi per le ulteriori prospezioni. Qualora le ricerche dovessero dare risposte positive sulla presenza della terza colonna, si dovrà destinare almeno 2 mln di euro – sempre a carico dei privati – per il ripescaggio del granito che poi dovrebbe divenire la terza colonna e collocata al centro delle due attuali: ma su questa posizione, ammesso che la colonna si ritroverà, si scateneranno esperti e storici.

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