A Domegge l’annuale Festa dei Bellunesi nel Mondo. Dopo l’Assemblea numero 50 alla sala “Bianchi” di Belluno, soci, collaboratori e amici dell’ABM si sono ritrovati nel comune cadorino. È stata un’occasione di allegria, ma anche un momento di riflessione e condivisione sulla storia dell’ABM e sulle tante vicende che hanno riguardato l’Associazione e la Provincia. Premessa e sfondo della giornata, infatti, è stata la Tragedia di Mattmark, evento a seguito del quale, nel lontano 1966, l’allora AEB prese vita.  Domegge è stato scelto proprio in quanto comune bellunese ad aver pagato il più caro prezzo in termini di vite umane. Ben cinque i lavoratori domeggesi rimasti sotto il ghiaccio quel 30 agosto del ’65, e dieci (sulle diciassette vittime totali del bellunese) i morti cadorini (tra Domegge, Lorenzago, Vigo e Pieve).  A dare avvio all’evento, il ricordo della sciagura, con la visita alla mostra itinerante “Mattmark. Tragedia nella montagna” presente proprio a Domegge dal 16 al 21 luglio curata dalla Proloco nella figura di Giovanna Deppi.  Dopo la commemorazione è sfilato per la via principale del paese il corteo con i gonfaloni delle Famiglie Emigranti ed ex Emigranti, per raggiungere la chiesa dove il Vescovo Mons. Giuseppe Andrich ha celebrato la Messa. Al termine della celebrazione, il saluto del sindaco del Comune ospitante, Lino Fedon, il quale ha voluto collegare il sopruso subito dagli italiani a Mattmark mezzo secolo fa, con quanto accade ai migranti che, in balia di trafficanti senza scrupoli, rischiano (e spesso perdono) la vita per raggiungere la speranza di un avvenire migliore. Non è mancato anche l’intervento del neo assessore ai Flussi migratorio della Regione Veneto Manuela Lanzarin. Infine, spazio all’intervento dell’ospite d’onore Dino Meneghin. Il famoso cestista si è detto onorato di partecipare alla Festa dei Bellunesi nel Mondo, ricordando come grazie alla sua esperienza sportiva in giro per il mondo abbia potuto comprendere le sofferenze e le problematiche degli emigranti che incontrava, affermando come per lui fosse un motivo di stimolo ulteriore il sapere di giocare anche per queste persone e rappresentare così un punto di collegamento con la loro terra lontana.

 

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