La Quaresima si è aperta con Gesù sospinto dallo Spirito Santo nel deserto, dove è stato tentato da Satana, come dicono le scritture. Ciascuno è sottoposto alle tentazioni e la Quaresima, tempo di speranza, è occasione propizia per ripensare alla nostra vita, superare gli egoismi, chiedere perdono e perdonare. Il tempo quaresimale ci facilita il compito di seguire Gesù impegnandoci a convertirci seriamente, camminando convinti verso la Pasqua di Resurrezione. Con il giorno della Domenica delle Palme ha inizio la Settimana santa, ma non termina la Quaresima che finirà solo con le celebrazioni del Giovedì santo, primo giorno del cosiddetto “Triduo Pasquale”. Nel calendario liturgico è detta anche Domenica De Passione Domini (della Passione del Signore). In questo giorno la Chiesa ricorda il trionfale ingresso di Gesù a Gerusalemme in sella ad un asino, osannato dalla folla che lo salutava agitando festosamente rami di palma in suo onore. In ricordo di questo, la liturgia si svolge iniziando dal sagrato della chiesa dove si radunano i fedeli e il sacerdote benedice i rami di ulivo o di palma, quindi si dà inizio alla processione fino alla chiesa dove continua la celebrazione della Messa con la lunga lettura del Passio, la recitazione in modo drammatizzato della Passione di Gesù. Il Vangelo viene letto da tre persone che rivestono la parte di Cristo (letta dal sacerdote), dello storico e del popolo. La festività delle Palme è osservata non solo dai cattolici, ma anche dagli ortodossi e dai protestanti. Si hanno notizie della benedizione delle palme a partire del VII secolo in concomitanza con la crescente importanza data alla processione. L’episodio rimanda alla celebrazione della festività ebraica di Sukkot, in occasione della quale i fedeli arrivavano in pellegrinaggio a Gerusalemme e salivano al tempio in processione: è la “festa delle Capanne”, che celebra il ricordo dell’esodo dall’Egitto e gli anni passati nel deserto successivi al passaggio del mar Rosso, dove per quarant’anni il popolo d’Israele era vissuto sotto le tende e nelle capanne. Ciascuno portava in mano e sventolava il lulav, un piccolo mazzetto composto dai rami di tre alberi, la palma, simbolo della fede, il mirto, simbolo della preghiera che s’innalza verso il cielo, e il salice, la cui forma delle foglie rimandava alla bocca chiusa dei fedeli, in silenzio di fronte a Dio, oltre a frutti di cedro legati insieme con un filo d’erba. Nell’area della sua diffusione tradizionale, il rito dell’intreccio delle palme è ancora forte. A seconda delle regioni, ha una grande varietà di forme fino a raggiungere sofisticazioni estreme, che ne fanno delle vere sculture vegetali. Queste palme intrecciate sono presenti fino in Germania e in Inghilterra, cosi come nell’Europa orientale. È oggi in uso riportare a casa i ramoscelli d’ulivo benedetti per conservarli quali simbolo di pace e prosperità ma anche per tener lontana la grandine quando si avvicina un temporale. Foglie di “oliala” si tengono pure sulle porte, a titolo di protezione dell’abitazione e di chi ci vive. Il tempo del giorno delle Palme dice già che tempo farà il giorno di Pasqua (“piove sull’olivo sole a Pasqua” e viceversa). Questa festività è legata direttamente alla Pasqua, la cui data per i cattolici oscilla tra il 22 marzo e il 25 aprile mentre per gli ortodossi che utilizzano il calendario giuliano e non quello gregoriano come i protestanti e i cattolici, la data oscilla tra il 4 aprile e l’8 maggio. (nella foto d’arch: il Patriarca di Venezia durante la tradizionale processione). (odm)