La Fondazione Musei Civici di Venezia (Muve) aderisce alla campagna nazionale e diffusa #IoRestoaCasa. Se non potete venire nei musei, sono i musei a venire da voi. In questa occasione si aprono le porte del museo di storia naturale Lingabue per parlare di uova. Anche i dinosauri facevano le uova. Alcune, o meglio i loro fossili, sono conservate proprio nel Museo di Storia Naturale di Venezia Giancarlo Ligabue. Non sempre sono grandi come ci si aspetterebbe, ci sono infatti uova sorprendentemente piccole di dinosauri piuttosto grossi (anche se non di tutti i dinosauri abbiamo oggi le uova e di non tutte le giurassiche uova conosciamo i rispettivi dinosauri). Al Museo c’è anche un uovo di Aepyornis, una sorta di uccello gigantesco del Madagascar, ovviamente estinto, tra i più grandi mai esistiti insieme ai Moa della Nuova Zelanda, con tre metri d’altezza e mezza tonellata di peso, che non poteva quindi volare, e che produceva le uova più grandi che conosciamo. Il fatto è che non sappiamo davvero come a un certo punto siano apparsi gli uccelli. La frammentaria documentazione fossile a loro relativa non permette di ricostruire completamente la loro complessa storia evolutiva: si differenziarono dai dinosauri teropodi durante il Giurassico, forse da forme affini ai dromeosauri, che proteggevano le loro uova grazie agli arti provvisti di penne e piume che nel frattempo si sarebbero rivelati anche strumenti per poter volare. Al Ligabue ci sono tante uova di ere e specie diverse, di uccelli, rettili e pesci. Ognuno ha il suo modo di produrle, fecondarle, covarle o affidarle all’ambiente. Le uova dei pesci non hanno guscio, dato che stanno in acqua. Quelle di rettili e uccelli hanno gusci porosi e abbastanza sottili per permettere gli scambi gassosi offrendo però una sufficiente protezione e la giusta umidità all’embrione che al loro interno si sta sviluppando. Alcune sono bianche e sembrano palline da ping pong, quelle seppellite dalle tartarughe, altre hanno forma di pera, per evitare che possano rotolare via da nidi in zone più impervie, altre ancora sono mimetiche, come quelle dei fratini color sabbia come le spiagge dove vengono depositate (attenti a non calpestarle! Il fratino è specie protetta) o dei gabbiani a macchiette come le aree erbose e sabbiose. Alcune sono deposte e accudite, altre deposte e basta, tutte vanno in qualche modo difese dai predatori, e poi ci sono gli ovovivipari, come le vipere e molti squali, che le uova le covano all’interno del corpo. Ci sono uova lasciate alla cova delle femmine, altre alla cura dei maschi. In laguna e di fronte al Lido troviamo i merluzzetti che depongono uova molto piccole e numerose, la castagnola che mette le uova su una pietra pulita dal maschio, che poi le protegge dai predatori e le tiene ossigenate fino alla schiusa, il tordo ocellato con il maschio che prepara diversi nidi su cui si affollano gruppi di femmine pronte a deporre le uova, di cui lui poi si prenderà cura e proteggerà anche mostrando la macchia nera che ha vicino alla coda, facendola credere l’occhio di un predatore. Depongono uova anche i molluschi, di solito piccole e ricoperte da una capsula trasparente e vischiosa e raggrumate in ammassi o filamenti. Quando camminando sulla spiaggia troviamo ammassi bianchi e leggeri grandi come un pugno o come un pallone possiamo credere che siano spugne, sono in realtà le capsule ovigere del garusolo, un mollusco con una bella conchiglia, e quelle specie di grappoli con gli acini neri sono le uova delle seppie, se invece sembrano organismi alieni con forma squadrata e dei gancetti agli angoli sono le uova delle razze, o del gattuccio. E poi c’è il cavalluccio marino, con la femmina che depone le uova nel marsupio del maschio, che le feconda e le custodisce e si prende anche cura dei piccoli cavallucci quando nascono. Fondamentalmente l’uovo con il guscio ha rappresentato nella storia dell’evoluzione la più importante conquista per l’adattamento all’ambiente terrestre. Alla famosa domanda, se sia nato prima l’uovo o la gallina, pare proprio si debba rispondere che è nato prima l’uovo. Simbolo di fertilità e sapienza, cioè del futuro.(ph Muve).

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