Nll’aula magna pentagono del campus di Agripolis a Legnaro, il Centro studi di economia e tecnica dell’energia Giorgio Levi Cases ha organizzato un convegno in collaborazione con Cib (Consorzio italiano biogas, per cui era presente il presidente Piero Gattoni) e Confagricoltura Veneto (per cui era presente il presidente Lodovico Giustiniani) per discutere dello sviluppo del biometano che deriva,come noto, da un processo di lavorazione del biogas, una fonte energetica rinnovabile programmabile; il biometano può essere prodotto e consumato nella forma di gas naturale compresso (Gnc) o di gas naturale liquefatto (Gnl) e può contribuire sensibilmente alla riduzione delle emissioni inquinanti se impiegato come carburante nel settore dei trasporti. Sui lavori ha scritto sul giornale Il Bo dell’ateneo Francesco Suman. Dopo il via libera della commissione europea alla bozza del decreto biometano del 2 marzo 2018 e la firma definitiva da parte del ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda, il 19 marzo è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto che regola il sistema di incentivazione per la produzione di biometano nel nostro Paese. Roberta Papili, dell’area ambiente e territorio di Confagricoltura, ha illustrato il decreto sul biometano si colloca all’interno della Strategia energetica nazionale (Sen) del 2017 (che a sua volta si inserisce in un piano europeo) che fissa una serie di obiettivi, da raggiungere entro il 2030, nell’utilizzo di energia rinnovabile nei settori elettrico (55%), termico (30%) e dei trasporti (21%). La Sen 2017 riconosceva già le potenzialità del biometano nel settore dei trasporti (circa 2,5 miliardi di m3 con un potenziale massimo teorico di crescita stimato al 2030 di 8 miliardi di m3 al 2030). “Il decreto del 2 marzo mira a incentivare l’uso del biometano e di altri biocarburanti proprio nel settore dei trasporti, includendo in questa categoria anche macchine agricole, unità da pesca e mezzi di navigazione interna” ha precisato Papili. Lo strumento di incentivo principale, per i primi 10 anni, è il rilascio (da parte del Gestore dei servizi energetici spa – Gse) di Certificati di immissione di consumo (Cic) a produttori di biometano a condizione che l’impianto di upgrading entri in esercizio a partire dalla data di pubblicazione del decreto e entro il 31 dicembre 2022. Ogni Cic ammonta a 375 euro di incentivo e certifica l’immissione in consumo di un quantitativo di biocarburante pari a 10 Giga calorie. Particolare potenziale viene riconosciuto al biometano avanzato, ovvero quel biometano ottenuto a partire da materie prime quali alghe, rifiuti organici, paglia, concime animale, vinacce, residui di attività e industria agro-forestale e altri (per una lista completa di queste materie si veda la parte A dell’allegato 3 del DM del 10 ottobre 2014). Per questo biometano avanzato vi sono delle maggiorazioni: 1 Cic viene riconosciuto per l’immissione di 5 Giga calorie. “Il biometano è il biocarburante italiano per eccellenza” ha detto il professor Alberto Bertucco, direttore del centro Levi Cases. “La nostra politica ha finalmente intenzione di aiutare lo sviluppo delle rinnovabili”. L’università può giocare un ruolo importante nel nuovo scenario che va delineandosi: un’analisi delle possibili tecnologie da impiegare negli impianti per la purificazione del biogas grezzo è stata illustrata da Elena Barbera del dipartimento di ingegneria industriale, mentre è stato compito dell’organizzatrice del convegno Donatella Banzato, del centro studi Levi Cases, presentare un’analisi economica dei costi della filiera di produzione del biometano. Donatella Banzato ha inoltre ricordato perché l’Italia, e il Veneto in particolare, presentano condizioni uniche in Europa per sfruttare al meglio l’impiego del biometano: “Sul territorio nazionale coesistono tre importanti elementi non presenti in nessun altro Paese al mondo: alto numero di impianti biogas per la produzione di energia elettrica, risultano attualmente funzionanti quasi 2.000 impianti di cui più di 1.500 da fonti agricole; una rete del gas naturale tra le più estese al mondo, con una capacità di stoccaggio superiore ai 19 miliardi di metri cubi. Infine abbiamo tra i più ampi mercati in Europa di auto a gas, l’8% del totale dei mezzi circolanti su strada, oltre al maggior numero di impianti di distribuzione di metano per auto, più di 1.200 impianti funzionanti a marzo 2018 che ci porta ed essere il primo paese in Europa con circa il 31% di distributori sul totale europeo”.  Per quanto riguarda lo studio delle colture più adatte a produrre biocombustibile, invece, Tomas Morosinotto del dipartimento di biologia ha lavorato a un progetto (Bioleap, conclusosi a settembre 2017) che è stato finanziato per circa 1 milione e 300.000 euro dallo European Research Council (Erc), per lo sviluppo di biocombustibile a partire proprio da alghe coltivate in bioreattori. Gli incentivi per il biometano illustrati nel decreto sono inoltre destinati a portare benefici al settore agricolo, del quale potranno essere sfruttati prodotti e sottoprodotti sia di origine animale sia vegetale: “Il biometano è al contempo una necessità e un’opportunità. Dovrà esserci una stretta relazione tra aziende agro-zootecniche e opportunità di valorizzarne i sottoprodotti attraverso i processi di trasformazione in biometano” ha sottolineato durante la tavola rotonda Luca Rossetto, docente del dipartimento territorio e sistemi agro-forestali (Tesaf). E ha aggiunto: “L’importanza ambientale di questa produzione è straordinaria”. Le ricerche mostrano infatti che grazie al biometano e al nuovo sistema di incentivazione per la sua produzione si potrà raggiungere il traguardo dell’utilizzo del 10% di energia rinnovabile nei trasporti fissato al 2020 (9%  di biocarburante e 1% di elettricità). Insieme al gas naturale, il biometano assume, ha concluso Suman, un ruolo strategico nel percorso di decarbonizzazione del nostro Paese.

 

 

Lascia un commento