Si trova un’attività commerciale vicino alla vostra abitazione che, la mattina presto, apre le serrande prima degli altri negozi e inizia a fare un gran baccano? Avete tentato di far smettere i rumori, protestando insieme al vicinato, ma non c’è stato nulla da fare: il titolare sostiene di essere in regola, di avere le autorizzazioni amministrative e di rispettare i limiti di emissioni acustiche. Così fa causa per ottenere l’interruzione dell’attività e il risarcimento per tutte le sveglie anticipate che si è costretti a subire. Nel giudizio si presenta una consulenza, redatta da un esperto del suono, secondo cui i rumori prodotti dall’azienda sono superiori ai decibel consentiti per legge. Il giudice però rigetta la omanda per assenza di prove: il magistrato sostiene infatti che, per vincere il processo, si doveva anche dimostrare il rumore di fondo del quartiere per valutare se il chiasso prodotto dall’esercizio commerciale era davvero intollerabile o si poteva invece dire parzialmente coperto dal baccano della strada. Chi dei due ha ragione? La risposta è arivata da una sentenza della Cassazione. Secondo la Corte, in caso di contestazione per inquinamento acustico, serve la prova del rumore di fondo. Cerchiamo di comprendere le ragioni dei giudici. Lo ha segnalato www.laleggepertutti.it, unitamente ad Adico, associazione difesa consumatori di Mestre. I rumori possono essere tollerabili o meno a seconda dell’ambiente in cui si inseriscono. In un centro cittadino, dove è più alto il cosiddetto «rumore di fondo» – quello cioè determinato dal traffico delle auto, dai clacson, dal vociare delle persone che si affollano sui marciapiedi, dalle serrande delle attività commerciali e dal vicinato assembrato in appartamenti stretti tra loro – è più difficile isolare un rumore specifico e ritenere che sia questo la causa dell’inquinamento acustico. In altri termini, tanto più è elevato il rumore di fondo, tanto più flessibili sono le soglie di rumore consentite oltre le quali si può parlare di danno al riposo delle persone. Si parla a riguardo di valore Leq, ossia il livello equivalete, cioè medio. Per poter quindi valutare la tollerabilità o meno di un rumore bisogna sempre “paragonarlo” al contesto nel quale si inserisce. Gli inquilini non possono chiedere il danno da inquinamento acustico da uso di macchinari in assenza di una misurazione del rumore di fondo effettuata nella fascia oraria nella quale si lamenti la violazione dei limiti differenziali. Non ci può essere quindi una condanna se non è possibile misurare contemporaneamente il rumore ambientale e il rumore di fondo. Senza questa documentata prova non può dirsi raggiunta l’entità del danno.