Su Bo Live, il giornale web dell’ateneo di Padfova, Giorgio Palù (67 anni, di Oderzo (Treviso), professore ordinario di microbiologia e vitologia e preside frlla facoltà di medicina e chirurgia dell’università di Padova, in un suo scritto, è tornato a confermare che la scienza è da tempo impegnata per arrivare ad un vaccino antinfluenzale universale. Quest’anno l’influenza non è più aggressiva degli anni scorsi (anche se in Veneto, per fare un esempio, ci sono a letto, fin dal periodo prenatalizio, 40 mila persone). I vaccini somministrati sono stati allestiti nella stagione dell’inverno australe, per cui considerando l’isolamento del virus, l’allestimento del vaccino e l’arrivo del vaccino stesso sono intercorsi sei mesi e questo spiega perché il vaccino antinfluenzale, per quanto efficacissimo, protegga dal 50 al 75% della popolazione e non il 100%. Nei Paesi industrializzati si stima che l’influenza sia la terza causa di morte per malattie infettive e si calcolano circa 40.000 decessi ogni anno in Europa. Anche per questo da anni i virologi di tutto il mondo stanno studiando il modo per produrre un vaccino universale e si stanno concentrando in modo particolare su una porzione dell’emoagglutinina, una molecola (antigene) di superficie del virus influenzale che si attacca al recettore cellulare e causa l’infezione. Si provi a immaginare un fiore, composto da una testa e uno stelo. Ebbene, la testa dell’emoagglutinina presenta una forte variabilità tra i diversi ceppi del virus, mentre lo stelo è più stabile ed è proprio questo l’obiettivo su cui si stanno concentrando i ricercatori. Al momento, ha precisato il prof. Palù, si dispone di tecniche di ingegneria genetica di anticorpi neutralizzanti umani molto efficaci, ma non si è ancora arrivati a un risultato certo.