La filiera avicola riunita in Regione Veneto il 5 settembre per fare il punto sulla epidemia di influenza aviaria in corso. Una nota anticipa che saranno esaminate le conseguenze della malattia, con particolare riferimento alle misure di contrasto poste in essere e agli impatti sulle attività e sul reddito delle imprese agricole interessate. Come da procedura sanitaria, la rilevazione di un focolaio della malattia impone, ai sensi della normativa comunitaria, l’abbattimento di tutti gli animali dell’allevamento e la creazione di una zona di protezione, di 3 km di diametro dal focolaio, ed una zona di sorveglianza di diametro di 10 km dal focolaio. In queste zone oltre ad essere vietato il cosiddetto “accasamento”, cioè la reintroduzione di animali in allevamento, sono inoltre previsti limiti diversificati alla movimentazione degli animali anche a fini della macellazione. Il divieto di accasamento dura fino a 30 giorni dall’ estinzione del focolaio e, pertanto, oltre al danno diretto e immediato dovuto all’abbattimento e distruzione degli animali, gli agricoltori interessati si trovano a subire i danni “indiretti”, da mancati redditi, dovuti allacata possibilità di allevare gli animali. “Al tavolo di crisi faremo il punto della situazione per gli allevatori veneti – informa l’assessore Pan – Nei giorni successivi – informa l’assessore Pan – incontrerò anche i colleghi assessori delle regioni Lombardia ed Emilia Romagna e della Provincia autonoma di Trento per valutare le azioni comuni ed i provvedimenti da richiedere assieme al Ministero in favore delle aziende colpite”. Nel corso del 2017 la Regione Veneto è stata interessata da 16 focolai e 18 abbattimenti preventivi. Per i danni diretti (indennizzo degli animali e spese operative/connesse) sono già stati corrisposti 2.638.145,11 euro, cifra ancora provvisoria in quanto non comprende gli ultimi focolai/abbattimenti preventivi il cui dati sono ancora in corso di valutazione.

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