Il gruppo Fedrigoni di Verona – tra i maggiori operatori internazionali nella produzione e vendita di vari tipi di carte ad alto valore aggiunto – è passato a Bain Capital Private Equity per 650 milioni di euro, mentre la famiglia manterrà una partecipazione di minoranza. Bnp Paribas, Hsbc, Ubi Banca and Kkrha sono i joint bookrunner del finanziamento a supporto dell’operazione che si è conclusa dopo che la famiglia Fedrigoni ha ottenuto, dopo 3 anni di contatti, il prezzo che voleva per cedere il controllo dell’omonima cartiera; per il protarsi delle trattative o scelte di un potenziale acquirente va ricordato che questo è stato un periodo in cui non sono mancate tensioni con i sindacati. Finalmente, come detto dalla rappr.sindacale e dai vertici industriali scaligeri, la notizia è giunta prima di Natale. Fondato nel 1888, con sede a Verona, è l’unico produttore italiano di carta per banconote accreditato dalla Banca Centrale Europea per la produzione della carta filigranata dell’euro. Il gruppo veronese ha impianti produttivi in Italia, Spagna e Brasile, una rete di distribuzione globale e conta oltre 2.700 dipendenti. Stima di chiudere il 2017 con un fatturato di circa 1,1 miliardi di euro, dopo aver chiuso il 2016 con 1,054 miliardi di euro (da 977 milioni nel 2015). “In 130 anni di storia, la famiglia Fedrigoni ha supportato la crescita e lo sviluppo dell’omonima azienda, raggiungendo un posizionamento di leadership nel settore delle carte speciali e dei prodotti autoadesivi in Europa. Anche grazie alle recenti acquisizioni negli Stati Uniti e in Brasile, oggi Fedrigoni è un player internazionale che necessita di risorse ulteriori per supportare a livello globale le proprie ambizioni”, ha dichiarato Alessandro Fedrigoni, presidente della Spa (foto). Da ricordare che nell’autunno 2016 agli analisti ed operatori finanziari era giunta notizia (però risultato non fondata) di un accordo con Edizione Holding e Investindustial, mentre ai primi mesi del 2016 erano cadute le trattative proprio con Edizione Holding: in quel caso in cordata con Temasek, fondo sovrano di Singapore. Il tema era stato sempre il prezzo: i due potenziali investitori avrebbero valutato Fedrigoni solo 500 milioni. un importo al di sotto delle aspirazioni dei Fedrigoni. Già nell’estate 2015, erano saltate le trattative con il fondo Charme (un acquisto con una leva troppo alta). Chi sono stati gli autori dell’acquisizione? Per Fedrigoni gli advisor sono Bnp Paribas, Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners e Canestrari & Crescentini Associati. A sostenere Bain Capital sono Rothschild, Poyry Consulting & Capital, Fisher International, PwC, Latham & Watkins, Kirkland & Ellis e Pirola Pennuto Zei & A.