Molta poca fiducia degli italiani ad Immuni: meno del 10% l’ha scaricata. Antonio Massariolo per il Bo live, il giornale web dell’un.di Padova, ha scritto un testo: 5,5 milioni di persone significa poco meno del 10% della popolazione italiana. E’ questo, a grandi linee, il numero di italiani che hanno installato Immuni, cioè l’applicazione che dovrebbe aiutare il contact tracing. Si sapeva che un’app non sarebbe bastata ad organizzare le tre T, cioè testare, tracciare, trattare, ma ad oggi il Sistema Sanitario nazionale deve praticamente fare a meno di un mezzo che potrebbe indubbiamente essere utile. Gli italiani per ora non hanno dato fiducia all’applicazione ed i motivi ipotizzabili sono diversi. C ’è ad es.la confusione su cosa potrebbe succedere se nel proprio smartphone arrivasse la notifica di un possibile contagio. Nel sito di Immuni c’è scritto di seguire “le raccomandazioni che troverai all’interno dell’app, a partire dal contattare il tuo medico di medicina generale per i dovuti approfondimenti”. Come indicato da Massariolo la prima T, quella del tracciare è stata licenziata, manca però ora il testare ed il trattare. Qui entrano in gioco le divergenze di trattamento che vediamo anche nelle politiche regionali. Chi utilizza i test rapidi, chi i tamponi “classici” (leggi la differenza), da Regione a Regione e da Asl ad Asl o simili (la denominazione Asl è solo in Abruzzo, Campania, Lazio, Liguria, Piemonte e Puglia. In altre regioni la denominazione è diversa come ad esempio in Veneto che viene chiamata Azienda – Unità Locale Socio Sanitaria, con l’acronimo Azienda ULSS), le cose cambiano. Una volta aperta la notifica di Immuni quindi, non v’è certezza di cosa succederà. E’ vero che in periodo di lockdown da più parti si sentiva la necessità della responsabilizzazione dei cittadini, ma per ora, e per quanto riguarda l’applicazione Immuni, tutta questa responsabilizzazione non sembra essere bastata. La regione in cui Immuni è stata maggiormente scaricata è il Trentino Alto-Adige, ed in particolare nella provincia autonoma di Bolzano, dove il 15,1% della popolazione ha nel proprio smartphone l’applicazione. Il Sud Italia è stato meno colpito dalla pandemia anche nel momenti peggiori per il nostro Paese. Questo ha influito sul basso scaricamento di Immuni. In Sicilia infatti, solo il 5,4% dei cittadini l’ha scaricata, percentuali simili anche il Calabria (6,4%), Campania (6,6%) e Basilicata (7,9%). Non va molto meglio in quelle regioni che hanno vissuto momenti tragici a causa del Covid-19. In Lombardia infatti solo il 10,8% delle persone ha scaricato Immuni. Percentuale simile anche in Veneto, con il 10,7%. Una mancanza di adeguate campagne informative sull’utilizzo di Immuni, una scarsa attenzione alle campagne pubblicitarie per far conoscere le potenzialità del mezzo, il fatto che l’app stessa non possa essere scaricata da tutti per dei limiti tecnologici (funziona solamente dalla versione 13.5 di iOS e 6 di Android) possono essere tra i motivi di questo scarso utilizzo. Sicuramente però, ora che riapriranno le scuole, e vale principalmente per le scuole secondarie superiori e le università, avere in tasca Immuni può essere un piccolo aiuto. Info e ph: Bo live/UniPd).

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