Manuela Lanzarin, assessore al sociale e ai flussi migratori della Regione Veneto, ha sottolineto la valenza del piano triennale per immigrazione 2016-2018 formulato dalla Giunta e convalidato dal voto unanime del Consiglio regionale. Il piano, elaborato insieme alla Consulta per l’immigrazione, finanzia corsi di lingua e di educazione civica, orientamento professionale, sostegno scolastico e programmi di integrazione per minori, supporto alle donne per l’inserimento sociale e la piena integrazione, percorsi formativi per i minori stranieri non accompagnati. Per far fronte a queste opportunità per circa 500 mila stranieri residenti in Veneto la Regione ha stanziato 5,5 mln (tra risorse ministeriali e regionali). “Questo, ha detto l’esponente rgionale, è per aiutare a migliore l’integrazione dei 497.921 stranieri che risiedono in Veneto e facilitare l’inserimento di quei rifugiati che, una volta ottenuto lo status di profugo, escono dal circuito della protezione internazionale e rischiano di diventare dei residenti ‘invisibili’. Con i nostri fondi diamo continuità e copertura a quel percorso di accoglienza e integrazione che il sistema Sprar, così come è attualmente strutturato, interrompe non appena arriva il riconoscimento del diritto di asilo o di rifugio. I progetti messi in campo dalla Regione, in collaborazione con enti locali, le associazioni e le forze imprenditoriali sono destinati a favorire e rafforzare l’integrazione dei nuovi ‘veneti’. Il Veneto è una delle regioni d’Europa con la maggior percentuale di immigrati residenti regolari, pari al 10,1% della popolazione. Con mezzo milione di stranieri residenti, di cui la metà donne, 250 mila occupati e circa 100 mila studenti, il Veneto dà prova di buona integrazione e di attenzione particolare ai soggetti più deboli, le donne e i minori, in particolare i minori stranieri non accompagnati. Questo il programma degli interventi per il triennio che prevede iniziative di formazione linguistico-civica per gli adulti e percorsi formativi e di orientamento in ambito lavorativo (70 mila euro di cofinanziamento regionale), interventi di prevenzione contro le discriminazioni etniche o razziali, programmi di inserimento e supporto per donne e minori (180 mila euro di cofinanziamento), incentivi per i rientri volontari assistititi (a carico dei ministeri) e il finanziamento delle attività di studio e monitoraggio dell’osservatorio regionale per l’immigrazione e della rete informativa sull’immigrazione (100 mila euro). Con questo provvedimento la Regione ha inteso difendere un modello ‘sano” di inclusione e integrazione, che ha portato il Veneto a contare mezzo milione di “nuovi veneti”. Che è cosa ben diversa dall’attuale gestione caotica e fallimentare dell’emergenza profughi, ha precisato l’ass. Lanzarin.