“Coloro che parlano di ‘condizioni disumane’ al Campo della Protezione Civile di Marco di Rovereto non sa quello che dice e attraverso tale comportamento irresponsabile alimenta un clima di tensione che danneggia – e offende – in primo luogo chi ogni giorno garantisce con dedizione una dignitosa accoglienza ai richiedenti asilo accolti in Trentino.” Lo ha detto l’assessore provinciale alla salute e politiche sociali, Luca Zeni, a seguito di quanto riportato in questi giorni da alcuni organi di stampa riguardo la presunta inadeguatezza sul piano igienico-strutturale del Campo dove trova sistemazione parte dei profughi accolti in Trentino. “Entrando nello specifico – ha aggiunto Pierluigi La Spada, responsabile del Cinformi – nessuno, compresi gli operatori di più lunga permanenza al Campo, ha mai visto topi nell’area della struttura e nessuno ha mai segnalato un ‘rischio malattie’ legato alle condizioni alloggiative. Ogni criticità viene prontamente risolta dalla Provincia”. “Se fossimo stati adeguatamente interpellati dalla stampa in merito alle singole questioni sollevate – ha concluso Zeni – avremmo risposto punto per punto ad ogni rilievo, evidenziando l’infondatezza delle critiche mosse alla struttura di accoglienza. Con riferimento, invece, alle lamentele da parte di alcune persone accolte, l’invito che rivolgiamo loro è a proseguire – ed eventualmente a incrementare – il proprio impegno nel tenere sempre in perfette condizioni il campo”. Amareggiato Alessandro Brunialti, presidente del Comitato Provinciale della Croce Rossa Italiana, ente gestore dell’accoglienza a Marco. “La parola ‘disumano’ – ha affermato Brunialti – è quanto di più lontano possa esserci dalla realtà del Campo. Usare questo termine per descrivere il centro di Marco significa non conoscerne il reale significato. ‘Umanità’ è invece la parola che descrive fedelmente il clima che si respira nella struttura e l’impegno degli operatori nel seguire i migranti accolti.” Il presidente della Croce Rossa trentina entra poi nel merito delle questioni più tecniche. “Il problema delle pozze d’acqua è già stato risolto. Va precisato che non derivava da perdite dei bagni, perfettamente funzionanti, ma dall’abitudine dei migranti di svuotare a terra le bacinelle utilizzate per lavare la biancheria; a tal proposito, stiamo realizzando un apposito container lavanderia. E in tema di container, non sono 15 bensì 17; tutti i parametri normativi relativi a questo tipo di sistemazioni sono ampiamente rispettati, compresa naturalmente un’adeguata disponibilità di docce. Anzi, per una migliore abitabilità i container sono stati ben isolati dal caldo con una camera d’aria e una struttura in tela. Al fine di offrire spazi alternativi per la socializzazione e la valorizzazione del tempo delle persone accolte, sono inoltre disponibili due strutture coperte per complessivi 250 mq.”
Immagini