“Un incantevole giardino romantico che presenta un alternarsi di prati, specchi d’acqua, collinette, gruppi arborei e architetture “disperse”. Nelle acque del lago si specchia la splendida Serra ispano-moresca, mentre sullo sfondo si ritrova la splendida Cavallerizza, un’arena per equitazione coronata da 52 statue. Un gioiello ritrovato grazie all’intervento dell’università di Padova”. Con questa motivazione il Parco di Villa Revedin Bolasco a Castelfranco Veneto è stato selezionato tra i dieci più belli d’Italia dalla giuria della XVI edizione del Concorso “Parco Più Bello” (foto Maurizio Sartoretto). I dieci finalisti scelti dalla Giuria racchiudono in sé la spettacolare bellezza e la varietà dei parchi e giardini che arricchiscono la nostra Penisola, è quanto recita un articolo pubbicato sul giornale Il Bo dell’ateneo. Il Comitato Scientifico composto dal Presidente Vincenzo Cazzato, per anni coordinatore del Comitato ministeriale per lo studio e la conservazione dei giardini storici, Alberta Campitelli, già Dirigente dell’Ufficio Ville e Parchi Storici della Sovrintendenza ai Beni Culturali del Comune di Roma, Marcello Fagiolo, già Presidente del Comitato nazionale per lo studio e la conservazione dei giardini storici, Ines Romitti, architetto paesaggista AIAPP-IFLA, Luigi Zangheri, già Presidente del Comitato scientifico internazionale per i paesaggi culturali ICOMOS-IFLA, e Margherita Azzi Visentini del Politecnico di Milano, lo ha scelto per competere con il Giardino Botanico Chanousia in Valle d’Aosta, i piemontesi Parco Burcina “Felice Piacenza” e Oasi Zegna a Trivero, i lombardi Villa della Porta Bozzolo e Villa Arconati a Castellazzo di Bollate, Villa della Pergola ad Alassio in Liguria, il toscano Villa Torrigiani a Camigliano, Villa Madama a Roma e il campano Giardino della Minerva a Salerno. “La nomina del Giardino storico di Villa Revedin Bolasco di Castelfranco Veneto tra i dieci finalisti della XVI edizione del Concorso “Il Parco più Bello” premia le iniziative che l’Ateneo di Padova ha posto in essere per il restauro e la manutenzione del giardino e dà soddisfazione alle attività condotte dal Cirpam, il Centro interdipartimentale di ricerca per il restauro, il recupero e la valorizzazione dei parchi storici e degli alberi monumentali che ha sede nel compendio Revedin Bolasco – ha detto Raffaele Cavalli, delegato alla gestione del compendio Revedin Bolasco e direttore del dipartimento Tesaf – Territorio e sistemi agro forestali dell’università di Padova – Il Giardino storico di Villa Revedin Bolasco è il solo selezionato nel Veneto tra le dieci eccellenze a livello nazionale. Il lavoro svolto dal CIRPAM è indirizzato a promuovere il ruolo del Compendio Revedin Bolasco quale centro di eccellenza nella ricerca scientifica nel settore dei parchi storici e degli alberi monumentali e – ha concluso Cavalli – quale sede privilegiata per lo studio del rapporto tra individuo, paesaggio e benessere e per le indagini sui riflessi culturali, sociali, educativi che ne possono derivare, nella prospettiva della terza missione e del legame con il territorio propri dell’istituzione universitaria”. La villa Revedin, poi Rinaldi, quindi Bolasco Piccinelli (ora proprietà dell’Università di Padova come ricorda un servziio sul giornale Il Bo dell’ateneo) fu fatta erigere dal conte Francesco Revedin (1811-1869 fra il 1852 e il 1865 sull’area in precedenza occupata dal Paradiso, un complesso di due palazzi e di un giardino all’italiana rasi al suolo dall’ultimo proprietario, il conte Nicolò Corner Giustinian, attorno al 1803. La progettazione della villa fu affidata all’architetto Giambattista Meduna, famoso per i vari lavori di ricostruzione e di restauro a Venezia (teatro della Fenice, S. Marco, Ca’ d’Oro). All’interno della villa appaiono di notevole pregio lo scalone del Meduna, il salone da ballo opera del pittore Giacomo Casa da Conegliano e le scuderie, che manifestano, nell’architettura e negli innovativi materiali impiegati (ghisa e ferro), la passione equestre del conte Revedin. Il compendio si caratterizza anche per il grande parco all’inglese. Alla sua progettazione, oltre al Meduna, fornirono il loro contributo anche altri famosi architetti del paesaggio dell’epoca; tra questi si ricordano Francesco Bagnara, Marc Guignon, cui è attribuito il progetto della cavallerizza, e Antonio Caregaro Negrin, che operò tra il 1869 e il 1878 e al quale si devono, tra l’altro, i progetti della serra in stile ispano-moresco e della cavana. Il parco presenta un alternarsi di prati, specchi d’acqua, collinette, gruppi arborei e si completa con la cavallerizza, un’arena per equitazione, coronata da 52 statue (44 delle quali opera dello scultore Orazio Marinali e della sua bottega e provenienti dal giardino del Paradiso) e introdotta da due statue equestri collocate al di sopra di alti basamenti. Il parco è sorvegliato dalla torre colombara all’ingresso ovest e dalla torretta sita presso il muro di cinta a est e contenente un affresco di pregevole fattura, anch’esse residui del compendio del Paradiso.