Il legno trentino è garantito da una sua carta d’identità che è stata sviluppata da FEM: si tratta di una metodologia che rintraccia l’origine geografica. Questo lo si deve ad un progetto di ricerca condotto dalla Fondazione Edmund Mach, con il finanziamento della Fondazione Caritro, i cui risultati sono stati presentati a Trento. Il progetto TRETI “Trentino Timber Isotopes, sull’origine geografica dell’abete rosso in Trentino”, ha previsto l’elaborazione di un metodo scientifico basato sull’analisi dei rapporti isotopici, già utilizzato per alcuni alimenti, in grado di identificare la provenienza, a livello di valle, del legname trentino. Questo, come è stato spiegato, allo scopo di incentivare una filiera corta, valorizzare il prodotto locale e avere la possibilità di controllo e ispezione della provenienza geografica dal basso, ovvero dal consumatore finale. L’incontro è stato aperto dal direttore generale della Fondazione Caritro, Filippo Manfredi, che ha sottolineato l’impegno della Fondazione nel sostenere progetti e iniziative in grado di favorire la crescita della comunità locale, e dalla dirigente del Centro Ricerca e Innovazione, Annapaola Rizzoli, che ha spiegato come le attività di ricerca della Fondazione Mach, che rivestono un ruolo importante a livello internazionale, sono particolarmente impegnate nell’investire per lo sviluppo del territorio e dei suoi prodotti. Lo studio, pensato e realizzato come progetto pilota nell’ambito della realtà trentina per identificare l’origine geografica dei legnami trentini e certificarne la provenienza, è stato condotto nei laboratori dell’Unità Tracciabilità della Fondazione Edmund Mach ed è stato finanziato dalla Fondazione Caritro con un notevole contributo, a livello di campionamento, della Magnifica Comunità di Fiemme. “Per la prima volta è stata fatta una mappa isotopica del legno trentino – hanno spiegato i ricercatori Federica Camin e Yuri Gori-. Il campionamento è stato effettuato in 150 siti, tra giugno 2015 e gennaio 2016. Grazie ai risultati di questo progetto è possibile valorizzare il prodotto e controllare se il legno dichiarato trentino sia realmente locale, come già viene fatto grazie alle tecniche isotopiche anche per il vino, il formaggio e l’olio di oliva”. Nel breve termine i risultati del progetto potranno suscitare gli interessi delle associazioni di categoria e delle organizzazioni internazionali di certificazione forestale, le quali potranno includere il protocollo nei loro standard di conformità e sostenibilità di gestione forestale. Inoltre si pongono le basi per contrastare, nel prossimo futuro, il fenomeno dei tagli illegali; una pratica ancora diffusa tanto nei paesi tropicali quanto in quelli dell’Europa orientale, i cui prodotti entrano impunemente nelle attuali filiere commerciali. All’incontroi, che ha visto intervenire anche Gabriele Calliari, presidente di Federforeste, è stata fatta una panoramica della situazione forestale e del mercato del legno in Trentino, dove i boschi rappresentano una importantissima risorsa. Secondo il ricercatore FEM Nicola La Porta, negli anni la superficie forestale è cresciuta notevolmente, arrivando a coprire oggi il 63 per cento del territorio provinciale. L’attuale sistema di certificazione delle risorse legnose in Trentino riguarda le modalità di gestione: con questo metodo si creano le condizioni per poter verificare anche l’origine, gettando le basi per una certificazione di tipo geografica.