La Settimana Santa, sempre ricca di riti e celebrazioni, si apre con la domenica delle Palme e culmina nella domenica di Pasqua, massima solennità della fede cristiana che in occidente si celebra ogni anno la domenica che segue la prima luna piena di primavera tra il 22 marzo e il 25 aprile. La Settimana Santa non è soltanto una parentesi sacra nel contesto di una vita guidata da interessi umani: è un’occasione per prendere sul serio la fede che professiamo. I cristiani cattolici, con la Pasqua, celebrano la vittoria di Cristo sulla morte, liberando l’uomo dalla morte spirituale procuratasi col peccato originale. L’uomo credente si riappacifica con Dio. La Settimana Santa è la fase più importante, nel corso dell’anno, per la chiesa Cattolica e per i fedeli di tutto il mondo e tutto l’anno liturgico trae da essa origine. Vari sono i riti, le feste e le celebrazioni che si svolgono in questa settimana cruciale, ricca anche di tradizioni popolari. La domenica delle Palme nel calendario liturgico è detta anche domenica “De passione Domini” (della passione del Signore). È una festività osservata anche dagli ortodossi e dai protestanti. In questo giorno la Chiesa ricorda il trionfale ingresso di Gesù a Gerusalemme in sella ad un asino, osannato dalla folla che lo salutava agitando rami di palma intrecciati in modo tradizionale. Pasqua è un’antica festa di derivazione ebraica, che segna l’inizio del ciclo annuale e che chiude il periodo delle restrizioni e della purificazione quaresimale. Gli ebrei, celebrando la Pasqua, ricordano il loro passaggio sul mar Rosso, quando diventarono popolo libero. Il festeggiamento è anche per la primavera: Pasqua vuol dire rinascita, risveglio della natura e il lunedì di Pasquetta poi vede sparsi per le colline e per i prati gruppi di parenti e amici a scampagnare, a far merenda all’aria aperta per godere della nuova stagione. Nell’arco della settimana si fanno accurate pulizie nelle case, tradizione di origine ebraica. La celebrazione della Pasqua prevede infatti l’obbligo per gli ebrei di eliminare da casa ogni minima traccia di lievito (e di polvere), un vero e proprio rito di purificazione della casa e del corpo, e attraverso il corpo, dell’anima. Molte usanze in questo periodo sono comuni a tutte le regioni d’Italia. Numerose e spesso suggestive sono le rappresentazioni della Settimana Santa dal Piemonte alla Sicilia e alla Sardegna ma diffuse soprattutto nel Mezzogiorno. In Sicilia i riti pasquali vengono riferiti ad un’influenza spagnola, molto presente nella società siciliana del XVII secolo. Molto noti sono ad esempio i caratteristici riti della “Semana Santa” che si tengono ancor oggi a Siviglia. Alcuni riti di celebrazione della fertilità propiziatoria e della rinascita primaverile sono preesistenti al cristianesimo che, fin dalle origini, sovrappose la celebrazione della Pasqua al simbolismo dei riti pagani legati al rinnovamento stagionale. Questi interpretano la Pasqua come rigenerazione periodica dell’anno e della natura attraverso la rappresentazione simbolica del Dio salvatore che muore e rinasce. La domenica delle Palme avviene la tradizionale benedizione dei rami d’ulivo e nelle chiese sono ricoperti di viola i crocefissi e le sacre immagini; la messa delle Palme vede recitare in modo drammatizzato il “Passio” e al suo termine inizia l’adorazione delle “quarant’ore” che procede fino al martedì sera. E’ oggi in uso riportare a casa i ramoscelli d’ulivo benedetti, ornati di un nastro rosso e tenuti esposti fino al giorno di Pasqua in cui è uso metterli via in un cassetto, giacché quando il temporale si avvicina si riuscirà a tener lontana la grandine se si faranno carbonizzare lentamente le foglie in uno scaldino. Foglie di “oliala” si tengono pure sulle porte, a titolo di protezione dell’abitazione e di chi ci vive. Il tempo del giorno delle Palme dice già che tempo farà il giorno di Pasqua (“piove sull’olivo sole a Pasqua” e viceversa). Presso la comunità veronese dei XIII Comuni, i giovani mettono in piedi dei fantocci e di notte li lasciano appoggiati alla porta di casa delle ragazze, con scritte che le fanno indispettire. Fino agli anni ’30 nella Bassa Veronese i ragazzini il mercoledì Santo sceglievano e tagliavano rami di salici e li incidevano con il temperino; durante il canto del mattutino battevano i bastoni scandendo “pianta pance, pianta fasioi”, alimenti base della gente agricola più povera, formula propiziatoria di un buon raccolto, di origine pre-cristiana. Giovedì santo si apre il solenne triduo pasquale della Passione, Morte e Resurrezione di Cristo con la Messa nella Cena del Signore, nella quale si ricorda l’ultima cena di Gesù, la istituzione dell’Eucarestia e del sacerdozio ministeriale, e si ripete il gesto simbolico della lavanda dei piedi effettuato da Cristo agli apostoli. Nelle chiese si procede a preparare i sepolcri come indica la liturgia, un crocefisso al centro e intorno ceri e vasi di fiori; si legano le campane e il rumore, il suono che non fanno più le campane lo producono i ragazzi con degli strumenti di legno: le rucole o baterèle o matutini. La denominazione cambia a seconda della località e della forma di tali aggeggi. In Lessinia, nel Veronese sono caratteristici, giovedì santo i colpi di “trombin” sparati dagli uomini nel costumi caratteristici al momento del Canto del Gloria, ripetendo gli spari nei giorni successivi.
Nelle case si mettevano drappi a coprire gli specchi e le immagini; ancor oggi è il tempo per piantare il basilico e le zinnie che così cresceranno rigogliosi. E’ anche periodo per travasare il vino.
Il primo giorno del triduo è venerdì santo che commemora la passione del Signore. Il secondo giorno è sabato santo, giorno che commemora la sua sepoltura e la sua discesa agli inferi. Il terzo giorno è la domenica di Resurrezione, celebrata nella veglia notturna, che si tiene il sabato notte.
Al venerdì santo non ci si avvicina alla comunione durante la messa. In molte parrocchie si tiene la Via Crucis al cui centro il prete accompagna il Cristo morto. Ancora nel Veronese la sera del venerdì santo si porta la Croce in solenne processione lungo tutto il paese; un tempo in tale occasione parecchie famiglie nel vano delle porte o delle finestre sulla strada allestivano vere e proprie sacre rappresentazioni con personaggi in costume e immagini sacre. A Venezia si celebra il venerdì santo con la visita ai Sepolcri nelle chiese. In alcune parrocchie si svolge ancor oggi la processione della Croce, in particolar modo in alcuni sestieri di periferia e nelle isole. A Padova e nei Colli Euganei si cura ancora l’illuminazione delle finestre sotto cui avviene il passaggio. Una sacra rappresentazione della vita di Gesù si teneva a Chioggia, con delle figure di carta. Per la Passione una rappresentazione si fa tutt’oggi a Caerano San Marco e a Revine Lago nel Trevigiano. E un tempo, nei Sette Comuni dell’Asiaghese si recitavano i “Misteri della Croce e della Passione”, con la presenza figurata di Cristo, delle Marie e dei due ladroni.
Sabato santo, perlopiù rucole e spari festeggiano la Resurrezione; le campane sono sciolte e l’aria ne risuona. Sabato santo è giorno di silenzio, privo di celebrazioni. La notte avviene tuttora in ogni parrocchia la solenne veglia pasquale, che, nella Chiesa cattolica, è il rito più importante di tutto l’anno liturgico. In esso si celebra la Resurrezione di Cristo attraverso la liturgia del fuoco: si accende il cero pasquale, portato in chiesa in processione. Si proclama La luce di Cristo e si accendono le candele dei fedeli. Dentro la chiesa avvengono altre benedizioni, dei ceri e dell’acqua del fonte battesimale.
Si scatenano le campane, rimaste a tacere da giorni, al momento in cui l’officiante intona il Gloria: la Quaresima è finita, torna la gioia, la vita, celebrata da scoppi e spari di tromboncino. La domenica di Pasqua si celebra, secondo tutte le confessioni cristiane, la Resurrezione di Gesù. Già al pasto di mezzogiorno sono assenti le restrizioni, si è pronti per la festa. I cibi tradizionali che le famiglie cristiane usano per celebrare la Pasqua sono l’agnello, il pesce, l’uovo. (odm)