In sciopero i giudici di pace e l’intera magistratura onoraria dal 21 al 25 novembre. Si è astenuto dal lavoro per la giornata del 21 novembre anche il personale amministrativo. “Senza di noi la giustizia si ferma: non meno di mezzo milione di processi resteranno al palo”, dice l’Unione nazionale dei giudici di pace: “Il problema della giustizia non è certo posticipare il pensionamento di alcuni magistrati professionali, ma garantire l’indipendenza di oltre 5.000 giudici di pace e magistrati onorari di tribunale e procure che trattano il 60% del contenzioso civile e penale”. Lo ha segnalato, con una nota, anche Adico di Mestre (ass.difesa consumatori). Secondo il segretario generale dell’unione, Alberto Rossi, “la riforma della giustizia del ministro Orlando cancella il giudice di pace, ossia l’unica figura di magistrato che ha garantito celerità ed efficienza alla giustizia in Italia e, cosa ancor più grave, trasforma tutti i giudici di pace ed i magistrati onorari in meri ausiliari del magistrato di carriera, gerarchizzando l’esercizio della giurisdizione in violazione dell’articolo 101 della Costituzione”. “Il governo ci deve riconoscere la continuità del servizio, piene tutele previdenziali ed assistenziali, uno stipendio congruo e commisurato all’alta funzione da noi svolta”, sostiene invece il presidente dell’Unione, Mariaflora Di Giovanni: “Non è solo la Costituzione a imporlo, ma anche e soprattutto l’Europa, che sta avviando una procedura di infrazione contro il governo italiano, già condannato dal Consiglio d’Europa, con decisione del Ceds pubblicata il 17 novembre, a riconoscere ai giudici di pace i diritti pensionistici e le retribuzioni non erogate nei periodi di impedimento per malattia, maternità, ferie, a partire dal 1995 e sino ad oggi”. Si è appreso che i giudici di pace, che già si sono rivolti al Tar lazio per chiedere la stabilizzazione, hanno preannunciato l’avvio di centinaia di azioni giudiziarie.