Primo piano di prevenzione e contrasto al gioco patologico e di cura dei malati di azzardo tanto che la Regione Veneto ha messo a disposizione 5,3 milioni di euro per potenziare i servizi per le dipendenze e sperimentare nuovi modelli innovativi di prevenzione e cura, nonchè per rafforzare le reti locali e le esperienze di mutuo aiuto. Il piano è stato presentato dall’assessore regionale al Sociale ai direttori dei servizi sociali e ai direttori dei Serd delle 9 Ulss venete. “Per la prima volta diamo una risposta istituzionale, organica e omogenea in tutto il territorio regionale ad una piaga sociale che si profila sempre più come una vera e propria emergenza. Il fenomeno del gioco compulsivo, dalla dipendenza da ‘schedina’ o da slot machines alle scommesse sportive, è in continuo aumento negli ultimi vent’anni, in particolare tra i giovani, gli anziani e le donne. Tanto che da quest’anno la cura del gioco patologico rientra nei Lea, i livello essenziali di assistenza sanitaria. Con questo piano, che definisco ambizioso per risorse e obiettivi, la Regione investe sulla prevenzione, sul trattamento di cura, sul recupero e sulla riabilitazione, con un approccio multiplidisciplinare e integrato, coinvolgendo anche le reti territoriali e il privato sociale. Non sono solo i Servizi per le dipendenze a doversi fare carico dei ‘malati di gioco’, ma dev’essere tutta la comunità e l’intera rete dei servizi locali ”. “A breve – ha poi anticipato l’assessore – la Giunta veneta varerà una proposta di legge organica per dare cornice normativa alle azioni previste dal piano e rendere così operative in tutto il Veneto le strategie di prevenzione, cura e contrasto al gioco patologico”. Secondo gli indici epidemiologici delle ricerche più recenti – ha reso noto Graziano Bellìo, psichiatra, direttore del Servizio per le dipendenze di Castelfranco Veneto e consulente scientifico del piano – i giocatori problematici in Veneto sono 32.500 e i potenziali ‘malati di gioco patologico’ in Veneto sono stimabili tra i 3200 e i 3700. Ma solo la metà di questi si rivolge ai servizi pubblici per chiedere un aiuto a uscire dalla spirale della ludopatia . “Obiettivo del piano – come è stato etto – è offrire risorse, formazione e strategie per intercettare quanti non hanno ancora avuto il coraggio di vincere la paura e lo stigma sociale e aiutarli a chiedere una mano per uscire dalla trappola della dipendenza”. Il piano regionale prevede attività di informazione e sensibilizzazione (a partire da baristi, tabaccai, gestori dei punti scommessa), interventi di prevenzione nelle scuole e nei centri anziani, programmi di cura e di riabilitazione, valorizzazione delle esperienze territoriali del mutuo aiuto. Tra le novità, oltre alla valorizzazione delle esperienze di auto-mutuo-aiuto, ci sono strategie di approccio per categorie (tra le nuove vittime del gioco i più vulnerabili appaiono gli anziani e le donne, oltre ai giovani specie se con basso grado di istruzione) e la sperimentazione di risposte residenziali o semiresidenziali: comunità protette e centri diurni per ‘disintossicare’ le vittime dell’azzardo e delle scommesse e aiutarle a recuperare una ‘normalità’ di vita. Il budget di spesa per le attività previste dal piano regionale ammonta a 5.3 milioni di euro, di cui 4.050.000 provenienti dal Fondo nazionale per il gioco patologico e 1.280.000 euro dal Fondo sanitario regionale. Un quarto dei fondi è destinato alla prevenzione, due terzi, pari a 3.520.000 euro, per interventi di cura e riabilitazione. Il rimanente va per le attività istituzionali (tavoli regionali e provinciali di coordinamento, reti tra comuni) e per quelle di ricerca, coordinate dall’Università di Verona. “La vigilanza nei confronti di questa emergenza sanitaria e sociale non nasce oggi – ha spiegato l’assessore – E’ dal 2000 che i Servizi per le tossicodipendenze del Veneto hanno iniziato ad occuparsi, in modo sperimentale di questa particolare dipendenza che non usa sostanze. Anche la legislazione regionale è ripetutamente intervenuto inserendo il gioco d’azzardo nei programmi del Piano sociosanitario regionale, prevedendo con la finanziaria del 2015 piani di prevenzione e azioni dissuasorie nei confronti dei pubblici esercenti che installano slot e videolotterie e, nel 2016, con norme urbanistiche in merito a distanze minime dei punti gioco dai cosiddetti ‘luoghi sensibili’, come scuole, centri di aggregazione e centri per anziani. Il Veneto è, inoltre, una delle quattro regioni italiane che ha sottoscritto il Manifesto contro le lupopatie, per impegnare il governo a non favorire l’industria del gioco”. Una posizione che il Veneto ribadirà anche in occasione della prossima Conferenza unificata Stato-Regioni, prevista a settembre, dedicata a trovare l’intesa sulla proposta di regolamentazione dei ‘punti gioco’ messa a punto dal sottosegretario Baretta: “Al Governo e alle altre Regioni – ha chiarito l’assessore – ribadiremo la nostra posizione: chiediamo che lo Stato riconosca gli sforzi messi in campo da questa amministrazione e dagli enti locali del Veneto e rispetti gli interventi normativi più restrittivi sinora attuati a livello locale per stabilire distanze minime e orari di apertura dei punti gioco”.