Contro il gioco d’azzardo è stato presentato, giusto un anno fa a Milano, il “Manifesto delle Regioni per la lotta alla ludopatia”, già sottocritto da Lombardia, Liguria, Piemonte, Veneto, Campania, Lazio, Puglia e Basilicata. Tre i punti del Manifesto su cui si sono impegnate le Regioni: “garantire azioni di prevenzione e contrasto alla ludopatia”, “difendere l’autonomia normativa regionale” e “fare rete contro l’azzardo patologico”. Il lancio del Manifesto ha coinciso con la prima Giornata nazionale delle Regioni e degli enti locali sul contrasto al gioco d’azzardo (che è in costante crescita). Il manifesto ha proposto limiti all’installazione e diffusione delle apparecchiature, criteri di localizzazione e orari di apertura per le sale gioco, limiti alla pubblicità al gioco e incentivi, anche fiscali, per gli esercenti che rinunciano nei loro locali a offrire slot machines, lotterie e videolotterie. Prevede, inoltre, un meccanismo regolamentato, tramite card, per accedere ai sistemi di gioco online. Dato che molte regioni hanno approvato leggi contro il gioco d’azzardo, quelle che aderiscono al Manifesto lotteranno per “conservare e consolidare l’autonomia normativa”, come per esempio “introdurre limiti di distanza dei punti di offerta di gioco dai luoghi sensibili anche in misura maggiore rispetto ai limiti eventualmente fissati a livello nazionale”. Infine, le Regioni faranno rete “attraverso la creazione di una piattaforma informatica che connetta tutte le iniziative adottate dalle Regioni e dagli Enti locali in tema di prevenzione e contrasto alla ludopatia, per condividere i rispettivi apparati normativi e le azioni sociali. La Piattaforma diventa il crocevia di scambio di idee, proposte ed iniziative attraverso il continuo aggiornamento che ciascuna Regione si impegna ad effettuare direttamente”. In Italia il ministero della Salute stima che la percentuale dei giocatori problematici, con comportamenti patologici di dipendenza, oscilli tra l’1,5 e il 3,8 % della popolazione. L’Italia detiene il record delle slot machines (oltre mezzo milione di macchinette) e stampa un quinto dei ‘gratta e vinci’ di tutto il mondo. Per lo Stato gli incassi dal gioco d’azzardo legale valgono almeno 8 miliardi di euro, per la criminalità organizzata e le mafie il giro d’affari è almeno triplo. Su scala veneta l’incidenza del gioco patologico oscillerebbe, secondo le statistiche ministeriali, tra i 72 mila e i 180 mila casi. La regione ha inserito il contrasto al gioco patologico nella programmazione socio-sanitaria e ha previsto che i Servizi per le dipendenze delle Ulss sperimentino progetti di presa in carico e di collaborazione con i gruppi di auto- aiuto. “E’ in corso una ricognizione su progetti, esperienze ed esigenze dei Sert (i servizi territoriali per le dipendenze) e dei Comuni veneti in materia di gioco patologico – ha detto l’assessore regionale Manuela Lanzarin – anche in vista della proposta unitaria al governo. Obiettivo della Regione è mettere in rete servizi sociali e sanitari, Comuni e consultori al fine di affrontare, con lo stesso approccio e lo stesso linguaggio, l’emergenza dei troppi casi di gioco compulsivo. Dobbiamo arrivare a definire, nei piani di zona delle Ulss, un approccio sistematico e integrato anche a questo tipo di dipendenza, per essere più efficaci ed evitare doppioni”. Secondo esponenti del Governo: “Non si tratta di togliere competenze agli enti locali, c’è invece il tema di condividere i problema: perché altrimenti se lo Stato pensa solo all’erario e gli enti locali pensano solo a bonificare il loro territorio, il risultato finale è che non governiamo il fenomeno”. Alcuni sindaci hanno stabilito misure di distanza minime dai luoghi sensibili tali da impedire di fatto e per sempre l’installazione di nuove macchinette. Comunque la distribuzione territoriale non dipende dallo Stato ma spetta agli enti locali, questa è la posizione del Governo precedente e attuale. Ma nei mesi prossimi, a quanto è dato sapere, palazzo Chigi sè impegnata su 4 punti: il primo è quello di ridurre l’offerta di gioco: il secondo è quello di un riordino del settore (troppi concessionari); terzo, va gestita la trasformazione tecnologica: tutte le awp attuali siano sostituite con quelle collegate direttamente al sistema centrale, ma questa trasformazione tecnologica non dovrà trasformarle in nuove vlt. Le awp hanno bassa giocata e bassa vincita, al contrario delle vlt. E tali le awp devono rimanere;. quarto, più risorse per la cura della dipendenza. Tornando in Veneto, da ricordare che sono molti i comuni delle sette province, grandi e piccoli, ad aver tentato di porre un freno ai frequentatori dello slot, con ordinanze sugli orari più ridotti, e zone di gioco lontane da scuole; alcuni enti locali hanno garantito un bonus fiscale ai detentori di slot che chiuderanno l’attività (foto). Anche Treviso ha dichiarato guerra alle macchinette mangiasoldi. Gli agenti nel corso dei controlli effettuati nei giorni scorsi hanno elevato una quarantina di sanzioni. I locali destinatari dei controlli sono stati una cinquantina tra bar, ristoranti, tabaccherie e sale slot. Oltre alla violazione dell’ordinanza sindacale e alla sanzione di 50 euro per il mancato rispetto degli orari imposti, in alcuni casi gli agenti hanno riscontrato diverse violazioni alla normativa statale commerciale. “Le slot machine vanno limitate se non definitivamente eliminate dalle attività – ha dichiarato il sindaco Giovanni Manildo – il loro utilizzo ha prodotto effetti negativi anche nella nostra città. Abbiamo chiesto alla polizia locale di censire le macchinette presenti sul territorio comunale: ne abbiamo contate in tutto 450. Troppe a mio avviso – sottolinea Manildo – Il giro di vite che abbiamo chiesto alla polizia locale, oltre ai controlli prevede anche un inasprimento delle sanzioni, fino a 500 euro, per chi non dovesse rispettare gli orari”. Anche il vicesindaco e assessore alla coesione sociale Roberto Grigoletto conferma: “ Nel corso del 2016 gli agenti hanno svolto diverse attività proprio per prevenire questo fenomeno ed è stato formato del personale ad hoc. Per capire l’entità del problema è sufficiente pensare che la provincia di Treviso è al 19esimo posto per raccolta di denaro, cifra che esclude il gioco online e per questo sottostimata”. Sempre nel 2016, secondo i dati forniti dall’azienda socio-sanitaria i casi presi in carico, provenienti da tutta l’area servita dall’ex area Ulss9 sono stati 124: “I nostri servizi sociali sono molto attenti a questo problema e non appena ravvisano un caso si attivano e indirizzano la persona all’Ulss – ha segnalato Grigoletto – In città sono attivi servizi importanti organizzati dall’Ordine degli psicologi che siede anche al tavolo di Anci e dal Centro per la famiglia”. (mr-odm)
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