In crescita la produzione (+12%) grazie al vivaismo orticolo, non bene quello viticolo. Aziende e superfici: Padova comunque prima, ma in forte calo; Verona in ascesa. Rimane il gap competitivo del settore, con effetti sull’export (meglio di noi Toscana, Liguria, Emilia R.). Consumo piante su, fiori giù, specie a NordEst, trend che continua nei primi mesi 2018. Gli esperti di Veneto Agricoltura in occasione del FLORMART (PadovaFiere 19-21 settembre) propongono un Report sul florovivaismo veneto con qualche outlook sul 2018. (foto ciapadova, il coltivatore). Anche nel 2017 il settore florovivaistico regionale conferma di attraversare una fase di transizione: cala ancora leggermente il numero di aziende venete attive, sceso a 1.487 unità (-0,3% rispetto al 2016) e anche la superficie destinata al florovivaismo in Veneto è ulteriormente diminuita, scendendo al di sotto dei 2.700 ettari coltivati (-1,4%). La produzione di materiale vivaistico rappresenta sempre la parte preponderante della produzione regionale, con una quota dell’83%, mentre il rimanente 17% è costituito da piante finite. Il valore della produzione è in leggero miglioramento nel 2017 (209 milioni di euro, +1,3% rispetto al 2016), ma è frutto di dinamiche contrapposte tra le diverse macro-attività del comparto: la produzione di fiori e piante (52,6 milioni di euro) e la produzione vivaistica (circa 29 milioni di euro) sono entrambe in calo dell’-1%, mentre il servizio di sistemazione di parchi e giardini offerto dalle imprese ha quasi raggiunto i 128 milioni di euro (+1%). Guardando ai vari territori provinciali, le aziende sono in calo soprattutto nelle province di Rovigo (-0,9%) e Padova (-0,9%), che tuttavia, si conferma la prima provincia per numerosità (452 aziende), seguita da Treviso (316 aziende, invariata) e Verona (233 aziende), unica provincia che fa segnare un incremento (+1,7%). Per quanto riguarda le superfici investite, Padova registra una notevole flessione (780 ettari, -13,5%), ma si conferma comunque la prima provincia a livello regionale. Al contrario, la provincia di Verona presenta un rilevante aumento degli investimenti (550 ettari, +18,7%), che la pongono in seconda posizione, seguita da Treviso con circa 500 ettari, sostanzialmente invariati rispetto al 2016. A parte Venezia (390 ha, -4%), le altre province fanno tutte registrare lievi incrementi, ma non tali da controbilanciare le perdite della provincia padovana. Nota positiva è invece l’incremento delle quantità prodotte: la produzione complessiva regionale viene stimata a poco oltre 1,6 miliardi di pezzi, in crescita del +12% rispetto al 2016; risultato fortemente influenzato dal comparto del vivaismo orticolo, la cui produzione supera l’1,3 miliardi di piantine (+15,7%); tra gli altri comparti si registra un lieve calo nella produzione del vivaismo frutticolo (18,3 milioni di piante, -1,5%) e di piante ornamentali (287 milioni di piante, -0,9%) mentre è più rilevante la flessione del vivaismo viticolo (8,4 milioni di pezzi, -12,3%). In sofferenza il commercio con l’estero: il saldo commerciale relativo alle piante vive, tipologia produttiva prevalente nella nostra regione, ha registrato un deficit negativo di 40,5 milioni di euro, in ulteriore aumento rispetto al 2016 (+17,6%), a causa di un incremento delle importazioni (66 milioni di euro, +15,5%) decisamente più significativo di quello delle esportazioni (25,4 milioni di euro, +4%). E questo in controtendenza rispetto all’andamento a livello nazionale, dove il saldo è stato positivo di oltre 310 milioni di euro (+13,4%), trainato dalle maggiori esportazioni delle principali regioni produttrici del comparto: Toscana (204 milioni di euro di export, +8,9%), Liguria (90 milioni di euro, +11,8%) ed Emilia-Romagna (52 milioni di euro, +14,3%). Qualche spiraglio per un futuro più roseo arriva tuttavia dai dati sui consumi di fiori e piante. Dai dati rilevati con una indagine specifica da Ismea, l’Istituto per lo Sviluppo dei Mercati Agricoli del Mipaaft e da stime degli esperti del comparto di Veneto Agricoltura, emerge infatti che la spesa complessiva per prodotti florovivaistici effettuata a livello nazionale nel 2017, sia leggermente aumentata rispetto all’anno precedente, portandosi a oltre 2 miliardi di euro (+0,4%). Il risultato positivo è frutto di un andamento divergente: ancora in calo, infatti, il consumo di fiori, sceso a 1,184 milioni di euro (-0,3%), mentre il consumo di piante ha registrato una ripresa, risalendo a oltre 828 milioni di euro, (+1,3%). Il Nord-Est ha fatto segnare, nel complesso, il miglior risultato tra le aree geografiche, con un incremento del valore della spesa del +1,1%: in particolare, per quanto riguarda i fiori, si è registrata una flessione superiore a quella nazionale (-1% a fronte del -0,3% del dato Italia), mentre per le piante è stato rilevato un aumento della spesa che, per la prima volta, ha superato quella di fiori, attestandosi a circa 242,6 milioni di euro (+3,4% rispetto al 2016). E il trend rilevato per i primi mesi del 2018 è ulteriormente positivo: i consumi di prodotti florovivaistici a livello nazionale, cumulati al mese di maggio, vengono infatti stimati da Ismea in crescita del 2,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; nel Nord-Est, gli acquisti in valore vengono stimati a circa 233 milioni di euro, +2,7% rispetto al 2017.

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