Ha trionfato la natura al Film Festival della Lessinia. Con il documentario Sengirė – La fore-
sta antica il regista Mindaugas Survila si è aggiudicato la Lessinia d’Oro, il più ambito rico-
noscimento della XXIV edizione della rassegna cinematografca internazionale di Bosco Chie-
sanuova (Verona) dedicata a vita, storia e tradizioni in montagna. La macchina da presa è entrata in una delle foreste più antiche d’Europa, in Lituania, per seguire le danze delle falene nella ftta vegetazione, i duelli dei galli cedroni e la lotta di un ragno sommerso dalla neve, lasciando all’incanto delle immagini e alle sorprendenti interazioni tra i tanti animali che abitano il bosco il compito di guidare una narrazione che dal minuscolo dettaglio trasporta nella vastità di una fragile bellezza, in cui la fauna selvatica è l’unica protagonista. “Il regista, dopo anni di sopralluoghi, di studio e di immersione, ha diretto e si è fatto dirigere, in modo discreto e potente, lasciandosi trasportare dall’epifania costante della natura e dipingendo la necessaria relazione d’amore che lega gli esseri viventi. Senza l’ausilio di alcuna mu-
sica, con una sapiente cura del suono e della luce, i nostri sensi vengono coinvolti e conosco-
no una nuova esperienza di cinema e di vita”, recita la motivazione della Giuria internazionale,
composta quest’anno da Daniel Burlac (Romania), Massimiliano De Serio (Italia), Stefan König
(Austria), Montserrat Guiu (Spagna) ed Elena Alessia Negriolli (Italia). La Lessinia d’Argento per la migliore regia è stata attribuita a Suleiman Gora – Monte Suleiman, lungometraggio d’esordio di Elizaveta Stishova presentato in anteprima italiana al Festival scaligero. Un road movie ambientato nell’odierno Kirghizistan, luogo sacro in cui riposano le spoglie del re Salomone. È il punto d’origine e approdo del trufatore che attraversa il Paese su un camion assieme al fglio Ulu e alle sue due mogli.
“Tratteggiando con grande umanità e realismo le relazioni tra i quattro protagonisti, la regista
dirige in modo impeccabile gli attori, lambendo con delicatezza la soglia del dolore più pro-
fondo. Il furgone in cui vivono i personaggi assurge a ruolo di vera e propria scatola magica, e
la macchina da presa si muove dall’interno all’esterno cucendo, passo dopo passo, un com-
plesso tessuto tra uomini e paesaggio: la bellezza e la speranza aforano, così ben racchiusi
nel volto del piccolo Ulu ”, così ha motivato la Giuria internazionale. (nella foto i vincitori).
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