Sopravvissuta nei secoli, la tradizione dei falò è ricollegabile ai culti pagani del fuoco e del sole che celebravano il solstizio d’inverno. Anche dopo l’avvento del Cristianesimo conservò alcuni fondamenti della sua origine, come la divinazione della qualità dell’annata agraria attraverso la lettura del modo di spargersi delle faville e la distruzione delle cose vecchie e della “vecia”, rappresentazione dell’anno passato, sacrificata per far rinascere un nuovo periodo di prosperità. Nel Medioevo i falò del solstizio vennero spostati all’Epifania e avrebbero rischiarato la via ai tre Magi che nel loro viaggio verso Betlemme si erano persi. Festività cristiane e tradizioni molto antiche che si perdono nella notte dei tempi si fondono con leggende ed elementi popolari. Re Magi e Befana si contendono il privilegio di portare i doni la sera del 5 gennaio, i primi a Gesù e la seconda ai bambini (il carbone a quelli meno buoni). La leggenda della Befana racconta che i tre Re si fermarono alla casa della vecchietta e chiesero indicazioni, invitandola ad unirsi a loro per portare doni al Neonato, ma la vecchina non li seguì. Poi si pentì di non aver lasciato loro un regalo da recare al Bambino, così tutti gli anni, nella stessa notte, vaga lasciando dolciumi a tutti i bambini, nella speranza che fra essi ci sia anche Gesù. I Magi erano studiosi di astronomia, discepoli di Zoroastro, e seguendo la lettura del cielo avevano riconosciuto in Cristo il Salvatore universale. Melchiorre regnava sui persiani, Baldassarre sugli indiani e Gaspare sugli arabi (foto). Anche quest’anno essi arriveranno a cavallo nei presepi viventi che rappresentano uno degli eventi più affascinanti del periodo di Natale: a Volpago del Montello, Codiverno di Vigonza, Pontelongo, Annone Veneto, Porpetto in Friuli. Oltre ai figuranti sono presenti nelle scene anche molti animali (asini, buoi, pecore, agnelli, capre), attrezzi, oggetti di un tempo e rappresentati i vari mestieri: il fabbro, i pastori, le lavandaie, i mugnai. L’ambientazione comprende le consuete scene di Betlemme, ma include anche elementi o figure della storia popolare locale. A Revine Lago il giorno dell’Epifania si tiene la sacra rappresentazione: una processione con pastori e dignitari vestiti all’antica partirà dal Santuario nei pressi di Vittorio Veneto per andare incontro ai Re Magi che giungeranno dalla montagna. Ma in tutti i presepi, delle chiese, delle case e delle piazze, le statuine del Magi si avvicineranno a Gesù per portare oro, incenso e mirra. La sera del 5 gennaio è ancor oggi molto diffusa la tradizione dei falò, ristorandosi con vin brûlé e la pinza, il dolce povero della tradizione contadina fatto con pane raffermo e pochi ingredienti. Un tempo il sentimento religioso era più vivo e sentito; si trascorreva la notte attorno alle braci recitando il rosario. Era il rito della “panera” nel Trevigiano, della “casera” nel Veneto orientale, del “brusa la vecia” nel Polesine, nel Garda e nel Bellunese, del “brusa la strìa” nel Vicentino, del “copèl” nella Pedemontana e altri nomi ancora. I “panevin” fino a qualche anno fa erano numerosi in Veneto e Friuli e a volte molto grandi, ma in questi tempi le norme sulla sicurezza e l’inquinamento atmosferico hanno posto delle limitazioni. A Vittorio Veneto saranno solo venti i falò e dopo cento anni non si terrà più l’antico pan e vin sul colle San Paolo a causa delle regole che hanno fatto gettare la spugna agli organizzatori, mentre a Fratta di Oderzo si è trovato all’ultimo momento il garante in caso di incidenti e quindi anche quest’anno avrà luogo. Ad Arcade, Breda, Conegliano, Miane, Mogliano, Moriago, Oderzo, Pieve di Soligo, Riese Pio X, Treviso, Jesolo, Scorzè e Meolo si potranno ancora ammirare i falò, però di dimensioni ridotte e preventivamente autorizzati. A Fiesso d’Artico il giorno della Befana si terrà la regata dei “befani” lungo il Brenta ed a seguire il falò e lo spettacolo pirotecnico, mentre a Venezia si correrà la tradizionale regata delle “maranteghe”, con i gondolieri vestiti da vecchie. Anche in Friuli i riti epifanici continuano a suscitare una nutrita partecipazione di pubblico per trarre gli auspici basandosi sulla direzione del fumo che si leva dal “pignarul”: così a Buttrio, Udine, Arta Terme, Tarcento dove si corre anche il Palio dei Pignarulârs. Il 6 gennaio in un contesto di grande solennità, si celebra ogni anno nel Duomo di Cividale la Messa dello Spadone, la cerimonia che ricorda l’investitura che un tempo il Patriarca riceveva dalle mani dell’Imperatore. A Gemona ha luogo la celebrazione della Messa del Tallero: dame, cavalieri, armigeri e popolani sfilano in una delle manifestazioni più significative dell’Epifania. Oggi quella del rogo della vecchia è una tradizione che si mantiene in tutta Italia, sebbene sia particolarmente diffusa, oltre che in Veneto e Friuli, in Toscana, Lazio, Emilia Romagna, Marche ed Umbria. Ciò che conta è che la vecchietta sia ancora in grado di volare sulla scopa e attraversare i cieli, infilandosi nei camini con il sacco di dolci per farli arrivare nelle calze dei bambini, per poi immolarsi portando via – come recita il vecchio detto – tutte le feste. (ODM)
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