Al centro delle feste di Natale c’è l’albero illuminato, con la stella sulla punta e ornato da tanti oggetti, palline e festoni. L’albero di Natale è, insieme al presepe, una delle più diffuse usanze natalizie. In casa è tradizione che ai suoi piedi venga collocato il presepe come pure i regali, in attesa di essere aperti (foto arch.). L’immagine dell’albero ha origini molto antiche e trova riscontri in diverse religioni. Nel mondo moderno ha grande diffusione l’uso di alberi artificiali, di tutte le dimensioni. Tante piccole luci intermittenti hanno progressivamente sostituito le vere candele di cera che un tempo ornavano l’albero con file di frutta secca e mandarini. L’albero di natale sarebbe originario della regione di Basilea in Svizzera dove se ne trovano tracce risalenti al XIII secolo. L’usanza entrò nelle case nel XVII secolo ed agli inizi del secolo successivo era già pratica comune in tutte le città della Renania. Pare anche che l’albero di Natale sia nato a Tallin, in Estonia, nel 1441, usanza ripresa in Germania a Brema dove si racconta che nel 1570 un albero venne decorato con mele, noci e fiori di carta. Anche Riga si proclama sede del primo albero di Natale e pure Strasburgo. Nei primi anni del Novecento gli alberi di Natale hanno conosciuto un momento di grande diffusione, diventando quasi immancabili nelle case dei cittadini sia europei che nordamericani, rappresentndo il simbolo del Natale probabilmente più comune a livello planetario. La città di Boston ospita ed addobba il proprio albero natalizio dal lontano 1941, e dal 1971 è donato annualmente all’amministrazione comunale da ricchi cittadini residenti nella Nuova Scozia, in Canada. A Chicago il primo albero natalizio risale al 1917 e la tradizione rimane fino ai giorni nostri. L’albero che annualmente viene addobbato a Los Angeles è di circa 30 metri d’altezza. Ogni anno, nelle immediate vicinanze della Casa Bianca a Washington, si addobba un grande albero conosciuto col nome di National Christmas Tree sin dal 1923. Nella capitale del Regno Unito l’albero natalizio è tradizionalmente posizionato a Trafalgar Square. Dal 1947 è donato ai cittadini britannici dagli abitanti di Oslo come ringraziamento per l’aiuto ricevuto durante la seconda guerra mondiale. La tradizione dell’albero di Natale in piazza San Pietro a Roma è stata avviata nel 1982 per volere di papa Giovanni Paolo II. È tradizione che ogni anno ogni regione europea porti in dono un gigantesco abete proveniente dai propri boschi per essere poi issato al centro della piazza, accanto al presepe anch’esso offerto ogni anno da una diversa località del mondo. Secondo papa Benedetto XVI l’albero di Natale porta un messaggio di speranza e di amore e aiuta a creare il clima favorevole per vivere nella giusta dimensione spirituale e religiosa il mistero della nascita di Gesù. E cosa si mangia la sera della vigilia accanto all’albero di Natale? Il cenone in Friuli Venezia Giulia porta in tavola il meglio della tradizione popolare e prevede brovada (zuppa di rape) e muset (cotechino), con polenta, trippa o cappone. E poi la balota, una polpetta con al suo interno formaggio fuso, e i cjarsons, ravioli di tradizione carnica ripieni di ricotta e frutta conditi con burro fuso. In Trentino non mancano i canederli (polpettine di pane raffermo, con speck, pancetta, uova, latte e brodo) o gli strangolapreti (gnocchetti di pane, latte e uova conditi con burro, salvia e parmigiano). In Veneto si comincia con antipasto di salumi vari (soppressa e salsiccia), brodo di cappone con tortellini, risotto di radicchio, gnocchi al sugo d’anatra o bigoli in salsa. E poi baccalà, cotechino, lesso di manzo al cren con purè di patate, ma anche sarde in saor, pasta e fagioli e fegato alla veneziana. Tra i dolci in Friuli Venezia Giulia c’è l’immancabile gubana (sfoglia con noci, mandorle, uvetta, miele, vino e rhum) senza della quale non c’è Natale e il presnitz (pasta sfoglia ripiena di canditi, noci e mandorle). In Trentino non manca il tipico strudel di mele mentre nel Veneto primeggia il pandoro di Verona, la mostarda col mascarpone, il mandorlato di Cologna ma anche la popolare pinza, frutto di ingredienti semplici tipici della tradizione contadina che varia a seconda delle usanze tramandate dalle nonne. Il tutto innaffiato con un Amarone della Valpolicella e brindisi augurale, naturalmente con Prosecco doc.