Nei giorni 20 e 21 novembre almeno 30 mila persone – tra veneziani di acqua e di terra – sono transitati lungo il ponte votivo, allestito come ogni anno, tra la zona del Giglio e S.Gregorio, per recarsi in pellegrinaggio alla basilica della Madonna Nicopeia (tempio che si erge davanti al Canal Grande); qui, quasi ogni ora sono state celebrate Sante Messe e accese migliaia di candele per intercedere dalla Vergine Maria protezione e salute. La Festa della Salute è sicuramente quella dall’impatto meno “turistico”. Anche questa festività, come quella del Redentore (a metà luglio), ricorda un’altra terribile pestilenza, quella del biennio 1630-31, e il conseguente voto pronunciato dal Doge per ottenere l’intercessione della Vergine. Nel 1630, più di mezzo secolo dopo la terribile pestilenza del 1575-77, il morbo si abbatte nuovamente su Venezia. Il doge fa voto di erigere una chiesa intitolata alla Salute, chiedendo l’intercessione della Vergine Maria per porre fine alla pestilenza. La progettazione venne affidata al giovane architetto Baldassarre Longhena. “Il 21 novembre è una festa che appartiene alla gente di Venezia. Da secoli gioie, grazie e dolori arrivano e passano per la Salute”. Il virus dell’indifferenza e il dramma di aver smarrito il senso di paternità (e di fraternità) nella riflessione del Patriarca mons. Francesco Moraglia il quale ha celebrato un pontificale alla presenza di autorità e tantissimi fedeli. “La festa della Madonna della Salute è legata indissolubilmente alla città e alla gente di Venezia, la Salute appartiene alla storia stessa della città e alla spiritualità dei veneziani. Da quasi quattro secoli, infatti, dolori, gioie e grazie arrivano e passano per la Salute; qui molte persone e famiglie hanno ritrovato la pace pregando innanzi alla tenera effige della Madre. Il volto dell’Icona ispira tenerezza: la Madre stringe fra le braccia il Figlio di Dio e lo mostra a noi che viviamo il pellegrinaggio terreno fra gioie e dolori. Così la Madre dona il Figlio e il piccolo Gesù benedicente stringe nella sua mano il rotolo della Rivelazione: Lui è il Verbo e da Lui proviene ogni benedizione e salvezza per quanti lo invocano e gridano a Lui” ha cominciato così la sua omelia il Patriarca Francesco Moraglia nella Messa solenne. Il Patriarca ha poi voluto sottolineare l’importanza e il valore del gesto simbolico compiuto la sera prima, durante il pellegrinaggio diocesano dei giovani, con la preghiera per i cristiani martiri e perseguitati nel mondo e la contemporanea illuminazione di rosso della Salute (foto GV) e di tanti altri luoghi significativi della città: “Il senso dell’iniziativa proposta dai giovani, innanzitutto ai loro coetanei, è contribuire a squarciare il velo che il virus esiziale dell’indifferenza depone nelle coscienze. Sì, l’indifferenza è l’origine di tutto, è il primo male verso le minoranze religiose. Un male che apre la strada all’intolleranza e, poi, produce la persecuzione. La mala pianta della indifferenza è, infatti, all’origine di tutto e dice il fallimento di una società, di un progetto educativo e – Dio non voglia – di un’intera generazione perché il male che ne deriverebbe sarebbe strutturale. L’indifferenza genera ogni tipo di crimine, non facendo argine, non opponendo resistenza e lasciando soli i perseguitati. L’indifferenza, alla fine, è soltanto una forma di vigliaccheria che fa male a chi è tale e, poi, alla società in cui si vive; l’indifferenza è sempre comoda e mai può essere presentata come neutralità, non ingerenza, equidistanza. Essa è e rimane vigliaccheria, ossia uno schierarsi dalla parte del più forte contro il più debole, dalla parte dei persecutori contro i perseguitati, di quanti si rifiutano di tendere la mano a coloro che domandano aiuto e accoglienza. Affidiamo, con fiducia, alla Madonna della Salute le minoranze perseguitate nel mondo, i cristiani e, in modo particolare, Asia Bibi e la sua famiglia”. Nella seconda parte dell’omelia la riflessione di monsignor Moraglia si è concentrata sulla necessità di ristabilire un’adeguata “relazione con Dio che è il Padre comune di tutti gli uomini. La nostra società o non riesce o fatica troppo a instaurare buone relazioni comunitarie e personali perché ha smarrito la relazione col Padre. E la mancanza di fraternità dipende proprio dall’aver smarrito la relazione che sostiene tutte le altre, quella col Padre, e la gioia di essere figli”. Il Patriarca ha, infine, affermato: “La Madonna della Salute ci aiuti ad essere comunità vere e giuste, in un tempo di forte conflittualità, individualismo e indifferenza, in cui lobby, nuovi movimenti, vecchi partiti sembrano andare per conto proprio”. In occasone della Madonna della salute gli uffici pubblici sono rimasti chiusi essendo festa patronale (San Marco coincide con il 25 aprile, festa della Liberazione); molti negozi hanno osservato orari ridotti mentre altri, supermercati compresi, hanno svolto regolare servizio distributivo anche per rispondere alle esigenze dei turisti italiani e stranieri presenti ancora numerosi in città.