“Forcellini riveste un ruolo fondamentale nella lessicografia latina ed europea – ha spiegato Gianluigi Baldo, docente di lingua e letteratura latina e direttore del dipartimento di Scienze storiche geografiche e dell’antichità (DISSGeA) –; il suo Lexicon è il precursore dei moderni vocabolari di latino e in particolar modo dello strumento fondamentale usato oggi da tutti i latinisti, il Thesaurus Linguae Latinae”. Proprio il confronto con il Thesaurus, che a quasi 120 anni dalla prima uscita e nonostante la collaborazione di 31 istituzioni accademiche e di ricerca non ha ancora terminato le sue pubblicazioni (lo farà probabilmente per il 2050, mentre per il momento è arrivato alla voce ‘redditor’), dà l’idea della grandiosità dell’impresa di Forcellini, condotta quasi in solitaria “sulla base di un’erudizione sterminata, fondata su una conoscenza diretta dei classici latini che oggi forse è impensabile”, ha aggiunto Baldo. Un vero e proprio monumento alla cultura latina, ma anche un’opera che continua a essere consultata e studiata: “Ancora oggi il Lexicon di Forcellini è un valido strumento di lavoro: non solo per la parte non ancora coperta dal Thesaurus ma anche per la finezza della sua interpretazione semantica e lessicologica”. Va ricordato che Forcellini non è riuscito a vedere stampato il suo lavoro. Come riferisce un testo, pubblicato sul giornale web Il Bo dell’ateneo, di Daniele Mont D’Arpizio, Forcellini (foto ritratto) a Padova visse per gran parte della sua vita; egli è conosciuto soprattutto per aver dato il nome a un quartienario di latino utilizzato per secoli. Quest’anno ricorrono i 250 anni dalla morte di Egidio Forcellini, erudito e letterato tra i più importanti del ‘700, ma tanto resta ancora da fare per conoscere meglio e valorizzare questa figura, il cui nome in tutto il mondo è legato al famoso Lexicon Totius Latinitatis. Forcellini, nato il 26 agosto 1688 a Fener, oggi frazione di Alano di Piave (Belluno), e a 16 anni entra nel Seminario di Padova, in quel periodo attivissimo centro di cultura umanistica, dove completa a tempo di record gli studi frequentando otto classi in sei anni. In seguito all’ordinazione ha come primo incarico il compito di affiancare Jacopo Facciolati (1682-1769), altro sacerdote di straordinario talento e professore presso l’università di Padova, nella preparazione della nuova edizione del Calepino, il Dictionarium Latinum allora più in voga (compilato dal bergamasco Ambrogio da Calepio e stampato a Reggio Emilia nel 1502), e nella revisione del vocabolario greco-latino di Cornelius Schrevel.mNel 1718 Forcellini inizia, anche qui inizialmente sotto la direzione del Facciolati, a lavorare a un nuovo strumento: non solo a fini letterari ma soprattutto perché a quei tempi la lingua dei Cesari è ritenuta indispensabile per l’azione pastorale. Al nuovo compito Forcellini dedicherà tutto se stesso: quando è possibile lavorando dalle 12 alle 15 ore senza soste, seduto fra cataste di libri. Il risultato di questo sforzo immane è appunto il Lexicon: un dizionario in latino monolingue in cui ogni voce è inquadrata da punto di vista semantico ed etimologico, per essere in seguito illustrata con esempi tratti dagli autori della letteratura classica. Forcellini nel 1753 termina la fase redazionale iniziale, 102 fascicoli redatti in 35 anni di attività per un totale di 12 volumi, che il presule corregge pazientemente per altri due anni. E non è finita: il materiale manoscritto – ovviamente pieno di note, correzioni e cancellature – impiegherà altri 10 anni per essere copiato in buona grafia da Lodovico Violato, un impiegato della tipografia che conosce il latino (tutto il materiale è ancora conservato presso la biblioteca del Seminario di Padova). Quando nel 1765 termina finalmente anche questa fase il settantasettenne Forcellini, tornato nella casa natìa, si spegnerà il 5 aprile 1768. Il Lexicon verrà stampato dalla tipografia del Seminario solo nel 1772 (con la data del 1771): quattro volumi per un totale di 35 milioni di battute, a cui negli anni successivi si aggiungeranno diverse riedizioni e appendici (come l’Onomasticon, il dizionario dei nomi curato dal Perin), senza però sostanzialmente mutare l’impianto originario. A 250 anni di distanza, l’opera di Forcellini, annota ancora Mont D’ Arpizio, continua a testimoniare non solo l’importanza e la ricchezza del latino, ma il suo fondamentale apporto alla formazione di una cultura e di un lessico comuni europei: “Latino non significa solo Cicerone e Orazio ma anche Linneo e Galileo; oltre ai classici è stata fino a tempi recenti anche la lingua delle università, del diritto e della scienza – ha concluso il latinista –. Fino a buona parte dell’800 le opere di medicina e di botanica hanno continuato ad essere pubblicate in latino per una loro diffusione internazionale, esattamente come accade con l’inglese. Oggi forse non lo si studia più per imparare a scriverlo, ma la conoscenza del latino continua a rimanere uno strumento fondamentale per accedere direttamente a questo sterminato patrimonio”.