In un periodo in cui la disoccupazione in Italia continua a creare gravi problemi per il governo e per il Paese, la notizia è stata accolta dal sindacato e dall’ opinione pubblica con ampio favore: nei giorni scorsi, infatti, l’AD di Eni Claudio Descalzi, parlando dei nuovi programmi alla bioraffineria di Porto Marghera, grazie alla lavorazione di lubrificanti esausti e alla costruzione di nuovi impianti per la chimica verde, ha detto di prevedere – gradualmente – la chiamata al lavoro fino a 2 mila persone (foto Eni.com). “Siamo gli unici al mondo ad aver scelto di trasformarci”, ha detto Descalzi. In concreto, Eni – che nella terraferma veneziana aveva preventivato di chiudere gli impianti – ha deciso di reinvestire e, quindi, fare business: la ricchezza sono gli olii lubrificanti usati (rifiuti pericolosi per l’ambiente) che provengono per il 50% dalle lavorazioni industriali e il restante dall’autotrazione. In Veneto l’attività di recupero di tali olii ha un valore che supera annualmente 10 mln di euro (dati Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamenti di olii minerali). Il progetto sarà progressivamente esteso ad altri siti della società in Italia. Il primo obiettivo, oltre all’avvio di una vera economia circolare, è quello di trasformare un rifiuto potenzialmente dannoso per l’ambiente in una nuova risorsa energetica. Secondo le stime, ogni famiglia italiana produce circa 3 litri all’anno di olio esausto da cottura, frittura o conservazione dei cibi e se viene smaltito negli scarichi domestici, crea diversi problemi: inquina le falde acquifere, rendendo non più potabili grandi quantità d’acqua, con danni alla flora e alla fauna di fiumi, laghi e mari e alle abitazioni, perché intasando scarichi e reti fognarie fa aumentare i costi di manutenzione. Essa riduce poi le prestazioni degli impianti di depurazione producendo fino a 4 kg di fanghi per ogni singolo litro d’olio trattato nelle acque reflue. L’ AD Descalzi, nel corso di un approfondimento con autorità nazionali e locali, ha sostenuto che “Marghera sarà un esempio del ciclo verde perchè ci sarà l’espansione dell’impianto, basta farlo con criteri di sostenibilità ambientale”. In concreto, a Marghera, Eni ha scelto di imboccare una svolta legata – investendo centinaia di milioni – sulla Bioraffineria e sul petrolchimico Versalis e sul lavoro di bonifica dei terreni da parte di Syndial. L’occasione è stata per ricordare che Versalis sta ottenendo nuovi impulsi a seguito di commesse di etilene e propilene della Shell. Ricordato alle istituzioni e ai media inoltre che la bioraffineria di Marghera (produce senza idrocarburi, e quindi non si imprtano materie prime) è al centro di visite imprenditoriali estere per la validità del Green diesel prodotto e che ci sono stati manifestati interessi dalla cinese Sinopec e dalla Total. Per quanto riguarda il nuovo ‘impianto verde, Eni ha in corso studi di perfezionamento con l’utilizzo di moderne tecnologie nella seconda zona industriale (tra il canale dei petroli e i due canali sud e ovest). Tempi di realizzazione? Per Eni il Piano di rilancio degli impianti di Marghera ha solo date prevedibili, ma non definite: si tratta, come osservato, di un’operazione molto importante di un’area fortemente urbanizzata.
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