Giulia Treu sul giornale web Bo Live dell’ateneo di Padova ha scritto un testo sulla settimana edizione delle Olimpiadi femminili europee di matematica, denominate dagli addetti, Egmo; esse si sono svolte a Firenze nell’aprile scorso. Le Egmo 2018 sono state anche un importante evento per l’Unione matematica italiana in quanto è la prima volta che una competizione internazionale di questo tipo viene ospitata nel nostro paese. A coordinare tutta l’organizzazione che con 51 nazioni, non solo europee, ha segnato il record di partecipazioni, c’era Alessandra Caraceni, giovane ricercatrice che fa parte della folta schiera dei ‘cervelli in fuga’. Grazie al lavoro di Alessandra, che lavora all’università di Bath (Inghilterra), e alla collaborazione non solo dei colleghi che curano tutto il percorso ‘olimpico’ a livello nazionale, ma anche di tantissimi ex partecipanti alle gare di matematica italiana, le Egmo sono state un grande successo anche dal punto di vista organizzativo. Si è solo alla settima edizione delle EGMO; giudizio vuole che è ancora presto per fare dei veri bilanci basati sulle statistiche, tuttavia negli ultimi anni la percentuale di ragazze presenti alle Olimpiadi internazionali della matematica è un po’ aumentata. I segnali sembrano positivi. Di sicuro le partecipanti italiane alle Egmo hanno, anno dopo anno, scalato la classifica nazionale generale. Linda Friso del liceo Nievo di Padova, alla sua terza partecipazione alle Egmo, ha ottenuto ottimi risultati alla finale delle Olimpiadi italiane classificandosi quest’anno al quinto posto. Le Olimpiadi internazionali di matematica sono la più antica tra le competizioni scientifiche per gli studenti delle scuole superiori. La prima fu organizzata in Romania nel 1959 e vi parteciparono solo sette nazioni. Da allora si svolgono ogni anno in un Paese diverso e negli anni più recenti vi hanno partecipato più di 80 nazioni. Ogni nazione partecipa con una squadra composta da sei membri, selezionata dopo un lungo e impegnativo percorso. In Italia si parte dai Giochi di Archimede che si svolgono nelle scuole superiori, a cui partecipano più di 200.000 ragazzi e ragazze. Si passa poi alla fase provinciale nella quale vengono selezionati i 300 partecipanti alla finale nazionale che si svolge ogni anno a Cesenatico nei primi giorni di maggio. Parallelamente alle gare l’Unione matematica italiana organizza tre stage all’anno di preparazione specifica durante i quali si svolgono anche i test che concorrono alla formazione della classifica finale per la selezione della squadra che rappresenta l’Italia alle Olimpiadi e ad altre gare internazionali. La caratteristica di tutte le gare che fanno parte di questo intenso percorso, come spiegato da Giulia Treu, è quella di chiedere agli studenti di cimentarsi con problemi che richiedono tecniche creative e nuove dimostrazioni. Si tratta di un approccio alla matematica diverso da quello strettamente scolastico e che avvicina al problem solving tipico della professione matematica. Se nelle prime fasi le doti innate e la propensione a raccogliere le sfide date dai problemi nuovi sono spesso sufficienti a ottenere la qualificazione alla fase successiva, per arrivare ad ottenere risultati che portino ai primi posti delle classifiche nazionali c’è bisogno di tanto studio e di un’applicazione quotidiana. Nonostante le difficoltà e l’impegno richiesto, sono migliaia gli adolescenti che con grande entusiasmo, passione e divertimento si cimentano in questa sfida. Scorrendo le classifiche si nota che i nomi che vi compaiono sono in larghissima maggioranza nomi maschili. Una interpretazione semplicistica di questo dato potrebbe portare a dire che le ragazze sono meno brave in matematica, a conferma di un pregiudizio ancora largamente diffuso e che spesso viene esteso a molte discipline scientifiche. Per confutare questa tesi si possono portare non solo alcuni esempi eccellenti ma anche i risultati scolastici e universitari delle ragazze. Il problema della presenza femminile nelle gare di matematica è però solo una piccolissima parte del problema ben più grande della scarsa presenza femminile in tutti i corsi di laurea Stem e in tutte le professioni ad essi collegate. È molto difficile dire perché le cose stiano in questo modo e probabilmente le cause sono molteplici. Un fattore importante è sicuramente quello culturale: le ragazze ricevono continuamente molti messaggi, alcuni espliciti, altri subliminali, che le allontanano in generale dalle discipline scientifiche cosiddette ‘dure’. Chi si occupa, con più esperienza, di questioni di genere sostiene che gli ambienti Stem siano poco ‘accoglienti’ per le donne e quindi poco ‘invitanti’ per le giovani studentesse. È inevitabile che in un ambiente nel quale c’è una forte prevuppo culturale in cui vigono codici linguistici e comportamentali specifici chi non appartiene a quel gruppo si senta, non per volontà della maggioranza, a disagio e in parte escluso. Le Egmo, gare di matematica riservate alle ragazze nascono in Gran Bretagna, paese che ha scritto la storia delle questioni di genere fin dagli albori, e la prima edizione è avv nelenuta nel 2012 a Cambridge. Le perplessità e le critiche sono moltissime. Le donne per prime, me compresa, annota e conclude Giulia Treu, hanno istintivamente una reazione negativa a qualunque iniziativa riservata alle donne. Il merito principale delle EGMO è quello di far sentire le ragazze con la passione per la matematica parte di una comunità più ampia, di farle incontrare con molte altre ragazze con la stessa passione di dare loro un motivo in più per impegnarsi fino in fondo in questa sfida.