Duecento cantine rappresentate provenienti da tutte le regioni italiane e 60 espositori uniti sotto il marchio di Vinitaly: una base avanzata del made in Italy nella più antica fiera cinese dedicata al vino e agli alcolici, l’International Wine and Spirit Show di Chengdu, nata nel 1955. C’è molta Italia alla sesta edizione di Vinitaly China Chengdu (17-20 marzo, htl Shangri-la e Xanadu), il fuorisalone tricolore organizzato da Veronafiere e Vinitaly International in occasione della 100ª edizione della storica fiera del vino (17-23 marzo), quasi in concomitanza con la missione in Italia del presidente cinese Xi Jinping. Un’edizione record, quella al via domenica e organizzata con il Consolato generale d’Italia a Chongqing e l’Agenzia Ice di Pechino, che dimostra un interesse senza precedenti verso il mercato del Dragone da parte delle aziende vinicole italiane: raddoppiati gli spazi, aziende in lista di attesa, tasting ed educational curati dall’Academy della Spa veronese che conta solo in Cina 39 ambasciatori del vino del Belpaese.
Un evento infine con pochi depliant e tanto digitale, grazie a Vinitaly成都 2019, un’applicazione che permetterà di collegarsi all’account ufficiale WeChat di Vinitaly e rimanere costantemente aggiornati sulle iniziative in programma, come i seminari specialistici, gli educational e le sette masterclass organizzate in collaborazione con cantine, consorzi e importatori alle quali prenderanno parte i principali importatori locali. “Il prossimo piano industriale – ha detto il presidente di Veronafiere Spa, Maurizio Danese – punterà ovviamente molto sul mercato cinese, ce lo chiedono gli operatori delle nostre manifestazioni e per questo stiamo cercando di dare un’impostazione di sistema alla nostra internazionalizzazione. Ad esempio, attraverso la creazione in Cina di una nuova piattaforma stabile in grado di dialogare con il trade in maniera continuativa ed efficace”. Per il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani: “Vinitaly è il brand forte del vino italiano in Cina, un marchio riconosciuto su cui stiamo costruendo un modello tutto italiano di promozione in Asia. Il vino del Balpaese ha bisogno di incrementare la propria posizione in un mercato della domanda cresciuto del 106% negli ultimi 5 anni, esattamente 89 volte più di quello tedesco”. Nel 2018, secondo le elaborazioni dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma wine monitor su base doganale, la Cina ha acquistato vino per un valore complessivo di oltre 2,4 miliardi di euro ed è ormai a un passo dalla top 3 dei buyer mondiali (Usa, Regno Unito e Germania). L’Italia, quinto Paese fornitore, ha chiuso il 2018 con un valore delle vendite a 142,3 milioni di euro (-0,2% sul 2017) a meno un milione di euro dalla Spagna, al quarto posto e con una crescita del prezzo medio del 3,1%. Market leader, sebbene in calo (-7,2%), è sempre la Francia (903 milioni di euro), seguita da Australia (660 milioni di euro) e Cile, in rimonta anche grazie al favorevole regime dei dazi. (foto arch. Vinidaly). Info: www.vinitaly.com
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