Sullo stretto legame tra nuove tecnologie e scritture antichissime, tra digitale e ricerca, tra basi di dati e tavolette di pietra, a Ca’ Foscari un team d’avanguardia applica metodi digitali per lo studio delle fonti scritte più antiche al mondo. Su queste tematiche c’è stato uno workshop dal titolo “Thinking Digital in Cuneiform Studies: Methods, Problems, Perspectives”, organizzato dal Dipartimento di Studi Umanistici. Un team di studiosi internazionali (Toronto, Berlino, Monaco, Madrid, Parigi, Vienna) è convenuto a Venezia per testare insieme ai colleghi italiani (Ca’ Foscari, Consiglio Nazionale delle Ricerche) le più recenti metodologie digitali per lo studio delle fonti scritte dell’antica Mesopotamia, datate dal quarto al primo millennio a.C. Molte le tematiche trattate nel convegno: dalle reti neurali per la traduzione automatica di decine di migliaia di tavolette di argilla sparse nei musei di tutto il mondo, alla network analisi delle fonti antiche, ai modelli di dati, agli strumenti per lo studio contenutistico e paleografico, alla ricostruzione digitale dell’archivio di Ebla (il più antico finora noto, per il quale il contesto archeologico sia ricostruibile). Proprio riguardo ad Ebla, Il prof. Lucio Milano (Storia del Vicino Oriente Antico) e il dr. Massimo Maiocchi (assegnista di Ca’ Foscari e Research Fellow presso l’Oriental Institute di Chicago) hanno presentato il nuovo sito on-line del progetto Ebla Digital Archives, consultabile all’indirizzo ebda.cnr.it, sviluppato insieme al dr. Francesco Di Filippo (CNR), con la consulenza del prof. Renzo Orsini (Basi di Dati e Sistemi Informativi). L’iniziativa – come evidenziato nel magazinenews dell’ateneo – si inserisce nel più ampio panorama di studi su Digital Humanities, per i quali l’ateneo veneziano ha acquisito prestigio internazionale. Tra i più recenti riconoscimenti vi è il finanziamento di 7 milioni e mezzo di euro per la costruzione di un Centro di Digital Humanities presso Dipartimento di Studi Umanistici: finanziamento che ha premiato il DSU come uno dei Dipartimenti di Eccellenza italiani, proiettato verso quest’area di ricerca nel prossimo futuro. In questo contesto nasce il progetto Ebla Digital Archives che si pone come ambizioso obiettivo quello di ricostruire in forma digitale l’archivio di testi più antico del mondo, per il quale sia noto il contesto archeologico. Si tratta di un lotto di circa 3.000 documenti in scrittura cuneiforme, una vera e propria biblioteca, non un unico testo, datati al 2.400 a.C., rinvenuti in Siria, nel sito di Tell Mardikh, a una sessantina di chilometri a sud di Aleppo. I testi rappresentano un patrimonio culturale dell’umanità, e una miniera di informazioni di inestimabile valore per la ricostruzione della storia antica. Tra essi figurano il primo trattato internazionale attualmente noto, le prime lettere, i primi vocabolari bilingui, testi rituali, letterari, storiografici, amministrativi. A causa della loro arcaicità queste fonti sono tuttavia di difficile comprensione. Per ovviare a questa situazione, il team di studiosi di Ca’ Foscari ha deciso di adottare le più recenti metodologie digitali, e di svilupparne di proprie. Il connubio tra esperti di filologia dei testi antichi e informatica ha prodotto uno dei più avanzati database al mondo per lo studio delle fonti antiche – certamente il più sofisticato per quanto riguarda la rappresentazione digitale della scrittura cuneiforme. Uno dei maggiori ostacoli da superare era costituito dalla complessità delle fonti dell’antica Mesopotamia, che per loro natura non sono alfabetiche: un segno può infatti rappresentare una parola, una sillaba, o una classe semantica. Gli sforzi si sono quindi orientati a ripensare in modo digitale l’approccio alla rappresentazione dei testi antichi. Esposto quanto sopra va detto che il pioneristico modello presentato dai ricercatori veneziani è tuttora usato solo per i testi di Ebla; esso ha il potenziale di divenire il nuovo standard per tutte le basi di dati che trattano i testi dell’antica Mesopotamia. Il convegno è servito anche per avviare un dialogo internazionale con i colleghi coinvolti negli altri progetti di Digital Humanities per le fonti cuneiformi.

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