“Le sorti della flotta peschereccia dell’Alto Adriatico e le prospettive di sviluppo sostenibile della piccola pesca artigianale potrebbero essere messe a repentaglio, se non si individua un modo per coniugare la salvaguardia delle specie marine protette con l’attività quotidiana e artigianale dei piccoli pescherecci e degli allevamenti in mare di molluschi. Le imprese di pesca venete, con una flotta di 660 pescherecci, garantiscono reddito e lavoro a circa 5000 persone tra imbarcati e indotto: occorre pertanto garantire sostegno a questo comparto strategico nell’ottica dello sviluppo sostenibile”. E’ quanto ha sottolineato dichiara l‘assessore all’agricoltura e alla pesca della Regione Veneto, Giuseppe Pan, all’indomani del vertice interregionale tra Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna, presente il sottosegretario veneto alla pesca, Franco Manzato (foto d’arch.Veneto). Al centro dell’attenzione del comitato di gestione del Distretto di pesca del Nord Adriatico, la prevista istituzione da parte del Ministero dell’ambiente di un SIC (sito di importanza comunitaria) marino e di un’ampia area ZPS (zone di protezione speciale) in alto Adriatico e le conseguenti ricadute sul settore della pesca e dell’acquacoltura. “Dai dati scientifici raccolti dal mondo della ricerca, emerge come non sia la pesca la minaccia prevalente per le popolazioni di delfini e tartarughe che vivono nell’Adriatico – ha precisato l’assessore Pan – bensì altre attività umane o l’inquinamento. Non può essere criminalizzata la pesca e, soprattutto, proibirla in queste aree non è la soluzione del problema. Insieme ai colleghi dell’Emilia Romagna, Simona Caselli, e del Friuli Venezia Giulia, Stefano Zannier, ho chiesto un incontro urgente con il Ministero per le politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo per rappresentare la preoccupazione di tutti gli operatori del comparto ittico per le conseguenze di un provvedimento che graverebbe pesantemente sulla sopravvivenza delle marinerie”. “Le tre regioni che affacciano sull’Alto Adriatico – sempre secondo Pan – chiedono più tempo, in modo che i gruppi di azione costiera possano raccogliere dati scientifici aggiornati su attività e impatto ambientale, e suggeriscono di definire in modo più specifico e puntuale le aree marine per la preservazione e conservazione dei delfini, delle tartarughe marine e quelle dell’avifauna lungo le aree costiere, in modo che l’importante e condivisibile obiettivo di tutelare l’ambiente e il patrimonio marino non si traduca in un divieto integrale di pesca”.