Nel deserto cileno dell’Atacama, a 3.000 metri sulla cima del Cerro Armazones, l’European extremely large telescope (E-Elt) sarà il più grande occhio terrestre puntato sullo spazio, il più imponente telescopio ottico/vicino-infrarosso della storia. Oltre cento astronomi e astrofisici hanno lavorato da 10 anni a questa parte per definire le caratteristiche del nuovo telescopio; nel 2012 ne è stata approvata la costruzione, per una spesa di circa un miliardo di euro. E in questo periodo si stanno distribuendo gli incarichi. Va posto in evidenza che una commessa di 400 milioni di euro per la costruzione della cupola e della struttura portante del telescopio, il contratto più cospicuo mai assegnato dall’Eso, è stato assegnato a un consorzio di aziende italiane (Astaldi, Cimolai ed Eie Group). A questo successo ha fatto una valutazione, parlando con Monica Panetto, Massimo Turatto, direttore dell’Inaf-Osservatorio astronimico di Padova: “Le aziende italiane che hanno ottenuto il lavoro hanno presentato probabilmente un’offerta economica considerata ragionevole, ma a contare è anche l’esperienza maturata da tempo nel settore. Astaldi e Cimolai sono colossi industriali che operano sul piano internazionale. Al loro attivo hanno la costruzione di ferrovie, metropolitane, aeroporti, dighe. Eie Group, un’azienda di Mestre, è specializzata nel disegno e nello sviluppo di strumentazione astronomica e ha già collaborato con l’Eso”. Come nel caso del large binocular telescope in Arizona e del very large telescope in Cile. Ma le collaborazioni di Eie Group, ad esempio, sono anche con il francese Institute des Sciences de l’Univers, con l’università di Tokyo, con l’Istituto nazionale di Astrofisica (Inaf). Ente di ricerca, quest’ultimo, a sua volta con un ruolo di primo piano nella progettazione e realizzazione di E-Elt. Sarà proprio l’Inaf, che rappresenta l’Italia all’interno dell’Eso, a coordinare un consorzio internazionale per la progettazione e costruzione di “Maory”(Multi-conjugate adaptive optics relay), un sistema di ottiche adattive che verrà installato su E-Elt in grado di compensare la turbolenza atmosferica, uno dei principali problemi dei telescopi terrestri. “Un telescopio di 40 metri – ha aggiunto Turatto – non solo riceve tantissima luce perché è di dimensioni molto grandi, ma ha una definizione d’immagine eccezionale che rischia però di essere compromessa dalla turbolenza dell’atmosfera terrestre. Per far fronte a questo problema in Italia, e in particolare a Padova, abbiamo sviluppato delle tecnologie che modificano la forma dello specchio così da compensare l’aberrazione introdotta dall’atmosfera. Senza questa tecnologia non avrebbe senso costruire telescopi di queste dimensioni, perché quelli spaziali sarebbero comunque migliori”. L’Istituto nazionale di astrofisica avrà anche il coordinamento del consorzio Hires (High resolution spectrograph) per la realizzazione di uno spettrografo ad alta risoluzione di cui sarà dotato E-Elt, al quale lavoreranno oltre 30 istituti di ricerca in 12 nazioni europee e sudamericane. Secondo previsioni nel 2024 E-Elt consentirà di indagare in modo dettagliato i pianeti extrasolari, i buchi neri supermassicci, la natura e la distribuzione della materia oscura nell’Universo, solo per fare alcuni esempi, contribuendo ad aumentare in maniera consistente le attuali conoscenze nel campo dell’astrofisica. Ma sarà importante arrivare primi, ha sottolineato Turatto, dato che esistono altri due progetti americani per l’astronomia da terra che prevedono la costruzione di altrettanti telescopi di dimensioni simili a E-Elt, il Thirty meter telescope nelle isole Hawaii e il Great magellan telescope in Cile.

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